Padre Michele Piccirillo

Padre Michele Piccirillo


Nelle lunghe e torride giornate di calura inclementi e arse, un fratello francescano, grande archeologo, scrutava e vagliava le vaste distese di terra intorno a lui. Cercava, cercava e sempre trovava; raccoglieva, esaminava, seguiva la strada e continuava.

Anche così costruiva e creava la pace e la vicinanza dei popoli persi in una guerra, come tutte, assurda e brutale, offrendo il suo tempo e la sua opera per far germogliare l’ombra di un dialogo per una pace concreta tra palestinesi e israeliani; arricchendo e ammantando il mondo con i suoi tesori rilucenti di mosaici e pietre colme di storia e d’arte.

Padre Michele Piccirillo nato il 18 novembre del 1944, secondogenito di quattro figli, a soli 16 anni sentì la vocazione religiosa e partì dal suo piccolo paese del casertano, Casanova di Carinola e dopo essersi trasferito a Roma il 3 ottobre del 1955 vi compì gli studi relativi alla scuola media frequentando il Collegio di Terra Santa e completò il biennio ginnasiale in Umbria a Città di Castello, Monteripido di Perugia.

Ancora ragazzo, a soli 16 anni si trasferì in Terra Santa assecondando il suo nascente e intenso amore per la Storia e l’Archeologia di quel luogo. Amore e interesse acuito molto probabilmente anche dall’incontro con i fratelli francescani della Custodia di Terra Santa e da lì, a quella giovane età, intraprese il suo percorso dando cominciamento al noviziato nell’ordine dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita.

(Solo una piccolissima curiosità mi porta a raccontare di un goffo inciampo anagrafico che lo sfiorò alla sua nascita. In realtà il cognome di Padre Michele era quello di Peccerillo ma per un errore di qualche disattento impiegato dell’ufficio anagrafe fu mutato in quello di Piccirillo e tale rimase.

A proposito di piccole disattenzioni anagrafiche in molti documenti ufficiali Padre Michele risulta essere nato a ottobre e non a novembre, tutto qua.)

Nei giovani anni della sua frequentazione ginnasiale padre Michele aveva sentito la vocazione religiosa e si sentì profondamente compreso e avvolto da quella che sarebbe divenuta la sua missione a Gerusalemme, in Palestina e in Terra Santa, in Giordania, Libano, Siria, Egitto e financo nelle due isole di Cipro e di Rodi, che fece di lui uno dei più grandi archeologi e figura centrale di riferimento nel mondo degli studiosi di archeologia e dei suoi immensi tesori da scoprire per essere riportati alla luce e donati alla storia,al mondo.

Partito nel lontano 19 settembre del 1960 da Napoli, Padre Michele una volta a Gerusalemme come novizio entrò nel convento di Emmaus el-Qubeibeh dove il 4 ottobre 1961 pronunciò la prima “professione dei voti”.

Completò poi la scuola superiore diplomandosi al liceo di Betlemme nel 1965, vicino alla basilica della Natività e frequentò poi la Facoltà di Teologia allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, dove conseguì la licenza nel 1969.

Nel mese di ottobre del 1965 entrò nel convento di San Salvatore a Gerusalemme e vi frequentò per quattro anni lo “Studio teologico”. Il 24 giugno del 1967 emise la “professione solenne dei voti” presso il santuario francescano, all’interno del Cenacolo. Quindi e si era nel giugno del 1969, partì da Gerusalemme e rientrò a Roma per portare a termine, nel 1970, gli studi in teologia al “Pontificio Ateneo Antonianum”. L’anno prima, il 5 luglio 1969, ebbe dal vescovo di Sessa Aurunca monsignor Vittorio Costantini, già ex ministro generale dei frati minori conventuali nel suo paese d’origine, l’ordinazione presbiterale.

Soffermandoci sulla sua specializzazione principale, l’archeologia, bisogna rimarcare il fatto che nel 1972 Padre Michele collaborò e operò al recupero e al restauro di molti edifici proto-cristiani. Ma cosa centrale di quel periodo fu che la sua attività si basò sul recupero e sulla valorizzazione nel villaggio giordano di Città del Nebo (Khirbet el-Mukhayyet) della chiesa dei Santi Lot e Procopio, dei tappeti musivi ellenistico-romani e bizantini della Palestina risalenti tra I e X secolo d.C.; così questo frate francescano venuto dalla piccola Casanova ed entrato a far parte della Custodia di Terra Santa ha legato la sua vita e la sua instancabile attività e operosità di archeologo nel Medio Oriente e ovunque vi fosse da portare alla luce qualche preziosa testimonianza nascosta da donare al Mondo.

Va ricordato che pochi mesi dopo la professione solenne dei voti, la “Guerra dei sei giorni” portò l’esercito israeliano ad occupare Gerusalemme est, fino ad allora sotto sovranità giordana. Proprio durante i combattimenti cui diede luogo la guerra dei sei giorni Padre Michele offrì soccorso, assieme ai suoi confratelli, alle vittime del conflitto a Gerusalemme, a Hebron, Jenin e ancora altri luoghi della Palestina.

Padre Michele ottenne a Roma, a marzo 1973, al Pontificio Istituto Biblico, la licenza in Sacra Scrittura.

Tornato a Gerusalemme iniziò l’insegnamento dall’anno accademico 1974/75, presso lo Studium Biblicum Franciscanum. Direttore dal 1974 del Museo Archeologico della Flagellazione, diede anche impulso alla sua attività di archeologo accompagnandosi e collaborando con il confratello Padre Bellarmino Bagatti di cui fu allievo (trovando anche il tempo di conseguire, con una tesi sulla “Ceramica del Ferro nell’area transgiordanica – Tipologia e cronologia”, una laurea in Archeologia all’Università La Sapienza).

È importante dire e sottolineare che Padre Bagatti si era molto impegnato nell’opera di rendere i diversi santuari non solo luoghi di pie testimonianze e tradizioni religiose ma luoghi dove rinvenire, grazie all’archeologia, preziosi tesori e celate testimonianze ascose del passato, divenute oggetto di studi scientifici su tempi andati, molto lontani. Attività che lo avrebbe legato sempre più a padre Michele.

Tornando a questi, si è già citata, tra le sue diverse campagne di scavi in molti paesi del Medio Oriente, quella relativa al monte Nebo ossia la montagna dalla quale, secondo la tradizione Mosè vide la Terra Promessa e presso la quale fu sepolto; in questa zona della Giordania erano stati rinvenuti resti di costruzioni proto-cristiane; fondamentale è la data del 1976 in cui Padre Michele in Giordania, proprio sul monte Nebo, nel corso dei lavori di restauro delle rovine del Santuario di Mosé, riportò alla luce la Cappella del Battistero con preziosi mosaici risalenti al VI secolo.

Gli scavi e le ricerche sul monte Nebo, la sua storia, i suoi tesori, segnarono profondamente la vita di Padre Michele; egli vi realizzò una foresteria per i pellegrini che giungevano ma, soprattutto, vi stabilì una sorta di quartier generale finalizzato alle molte ricerche che con i suoi collaboratori intraprese e continuò in Giordania.

A partire da allora, è difficilissimo tener conto della vastissima e infaticabile attività di Padre Michele e provare solo ad elencare i restauri eseguiti e gli importanti ritrovamenti effettuati.

Nel 1978/81 operò ancora in Giordania prendendo parte agli scavi condotti a Gerusalemme, nel Quartiere Ebraico a Qal’at al-Jebel Mishnaqa, nei pressi del villaggio arabo di Mekawer.

Nel 1984 fu nominato professore ordinario e sempre in Giordania continuò la sua opera a en-Nitl; quindi nel 1986 iniziò la prima campagna di scavi ad Umm al-Rasas che padre Michele identifica con la città biblica di Mephaat, scoprendo nella chiesa di San Paolo pregiati mosaici e importanti testimonianze risalenti sia a popolazioni cristiane che musulmane ed anche importanti mosaici nelle chiese di Santo Stefano e dei Leoni; rinvenne, inoltre, antiche rovine risalenti tra il Terzo e il Nono secolo d.C., quindi sia di età romana che di epoca bizantina o che si rifacevano ai primi secoli dell’espansione araba.

Nella chiesa di San Giorgio di Madaba ritrovò il celebre mosaico pavimentale della Mappa di Madaba. A questo importante ritrovamento dedicò molto del suo tempo e dei suoi studi. Si trattava infatti di un unico e singolare documento storico, geografico e topografico risalente al sesto/settimo secolo d.C. che avrebbe dovuto rappresentare quelli che erano i territori situati tra il Libano e l’Egitto, il Deserto Arabico e il Mediterraneo con al centro il fiume Giordano e Gerusalemme Questi studi lo portarono a nuove intuizioni e ipotesi in base alle quali credette di individuare sulla sponda est del Giordano il luogo del Battesimo di Gesù così come descritto nel Vangelo di Giovanni.

Proprio a Madaba, l’irrefrenabile Padre Michele fondò una scuola di mosaico; il mosaico era, come si sa, un’altra sua passione che lo portò a far parte del Comitato direttivo della Association internationale pour l’étude de la mosaïque antique (AIEMA) di Parigi; non si contano, poi, le organizzazioni culturali internazionali alle quali prestò la sua collaborazione.

Dal 1987 al 2000 Padre Michele è stato professore di Palestinologia, Archeologia e Geografia Biblica presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. In qualità di epigrafista si è dedicato ad un approfondito studio relativo all’interpretazione delle iscrizioni in lingua greca, latina, araba e siriaca che sono state rinvenute su mosaici, monete e diversi manufatti.

Risale al 1992 la fondamentale pubblicazione della sua opera: “The Mosaics of Jordan” impreziosita ancor più dalla prefazione di re Hussein di Giordania.

Sul finire del 1995 Padre Michele volle e favorì la realizzazione del “Madaba Archaeological Park” e nel 2000 del “Wadi Kharrar Natural Park”, che fu messo a disposizione dei pellegrini, dei turisti e dei molti studiosi che vi si recarono.

Un’altra data molto importante e centrale fu il 1997, anno in cui vi fu l’organizzazione del Congresso internazionale per il centenario della Carta di Madaba, con il prezioso mosaico relativo a tale Mappa risalente al VI secolo legato alla Chiesa di San Giorgio.

Nel corso di tale evento, ad Amman il 7 e 9 aprile vi fu un “Colloquio scientifico internazionale” voluto e promosso da Padre Michele.

Di notevole importanza fu anche una mostra accompagnata da conferenze al Cairo nel mese di settembre e una mostra con altre conferenze a Gerusalemme nella primavera del 1998. Le conclusioni del dibattito furono documentate soprattutto nel suo testo, scritto in collaborazione con Eugenio Alliata, The Madaba Map centenary (1897-1997)

Padre Michele accompagnò molte personalità politiche e religiose a visitare i Luoghi Santi fra i quali nel 2000 papa San Giovanni Paolo II. Sul monte Nebo accompagnò anche l’allora Presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi dal quale nel 2002 fu insignito dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella della solidarietà italiana.

Nel 2005 vi accompagnò il re Abd Allah II di Giordania, nel 2007 il premier Britannico Tony Blair; proprio, durante una sua visita sul Monte Nebo, papa Benedetto XVI ricordò l’opera di Padre Michele.

Tornando alla figura centrale di Padre Michele occorre ancora dire che al di là del suo essere un archeologo, epigrafista, storico e teologo di fama mondiale, incentrò e sviluppò il suo impegno sullo studio, sul recupero e restauro dei preziosi mosaici bizantini e paleocristiani ritrovati sia in Giordania che in Palestina.

Padre Michele svolse gran parte della sua attività nella Palestina martoriata dalla guerra ma ciononostante riuscì ad avere proficui rapporti e contatti con quelle che erano tutte le popolazioni e le realtà coinvolte. Questo suo impegno profuso gli guadagnò il rispetto e la fiducia di tutte le parti in conflitto tra di loro tanto da essere uno dei pochi a potersi muovere liberamente tra tali parti, Siria, Giordania, Israele o Palestina che fossero.

Lo studio continuo e la profonda esplorazione scientifica dell’archeologia e il disvelamento dei suoi segreti come veicolo di Fede fu la missione di Padre Michele. Conoscere il vero nel passato, sollevarne il velo ampliava e districava il presente per difficile e tormentato che fosse.

In fondo per lui tra le molteplici finalità della ricerca archeologica vi era quella di mettere materialmente a disposizione delle comunità locali e del mondo il monumento tratto dal tempo. Insomma dare a tutti la concreta possibilità, perchè no, mediante la creazione di itinerari turistici finalizzati a ciò, di facilitare così l’incontro con la Terra Santa. Ma Padre Michele andò oltre, per facilitare il coinvolgimento dei giovani con entrambe le sponde del Giordano, con realtà di cui avevano solo sentito parlare, introdusse e promosse veri e propri laboratori, corsi professionali (ad esempio quelli realizzati per il restauro dei mosaici di Madaba e a Gerico) facendo così dell’archeologia un meraviglioso strumento per costruire la pace in Terra Santa.

In uno dei suoi ultimi diari Padre Michele ci ha lasciato queste parole:

“Tra i modi per contribuire all’intesa e alla pace tra le popolazioni del Medio Oriente, al monte Nebo abbiamo scelto quello che è più congeniale con il nostro lavoro di archeologi e ne siamo stati ampiamente ripagati non soltanto sul piano professionale, ma anche come frati minori seguaci di Francesco, che in Egitto andò a parlare pacificamente con il sultano Malik al-Kamil, nipote di Saladino. Il restauro dei mosaici, in gran parte pavimenti delle chiese costruite nella regione dal V all’VIII secolo, ci ha dato la possibilità di conservare un patrimonio d’arte e di fede e di sviluppare parallelamente un’opera di dialogo e di amicizia che sono i fondamenti della pace”.

In ultimo mi piace ricordare di aver incontrato senza saperlo Padre Michele in alcune mie letture di qualche anno fa. Infatti mi sono piacevolmente imbattuto in alcuni romanzi di Franco Scaglia tutti aventi ad oggetto intricate e rocambolesche vicende ambientate nel Medio Oriente dei nostri giorni e come protagonista c’era Padre Matteo che per la mia pessima abitudine di allora di tralasciare la “quarta di copertina” ignoravo trattarsi in realtà di Padre Michele.

I libri dello Scaglia a cui mi riferisco sono:

“Il “Custode dell’acqua” 2002, “Il gabbiano di sale” del 2004, L’oro di Mosè” 2006, tutti incentrati, come detto, sulla figura di Padre Matteo.

Infine voglio sottolineare il fatto che la sua vasta esperienza ha dato origine nel 2008 a un film documentario “Tessere di pace nel Medio Oriente” con la regia di Luca Archibugi su soggetto dello stesso Padre Michele; il film su Padre Michele vinse il Premio del pubblico del Capitello d’oro (Festival internazionale del cinema archeologico)

Un brutto giorno del 2008 Padre Michele ci ha lasciati ma, lo sappiamo, è rimasto lì con noi.

A salutarlo c’era tutto il suo mondo, i più importanti studiosi, c’erano tutti suoi colleghi e collaboratori, c’era la gente.

Ora riposa presso il Memoriale di Mosè sul monte Nebo.

A me che ho scritto queste righe resta l’amaro rimpianto di avere stretto un giorno a Roma la mano di Padre Michele distratto e tenuto amaramente distante da quel momento dal mio nulla.

Dimitri Maria Pierri

Inviato da Posta per Windows

Scritto da:

Vincenzo Ceraldi

Avvocato cassazionista blogger da oltre un ventennio innamorato della sua terra e della sua famiglia che lo corrisponde! Amministratore comunale dal 2003 al 2008.