La “giungla” delle insegne e degli impianti pubblicitari

Comunicato stampa dell’Associazione Mondragone Bene Comune

Ci sono imposte di cui quasi mai si parla, come -per esempio- quella sulla pubblicità. L’introduzione del Canone Unico avrebbe dovuto spingere l’Amministrazione Pacifico a cercare di regolarizzare dal

punto di vista amministrativo tutti quei mezzi pubblicitari che fino all’anno scorso erano (forse) pacificamente a ruolo per l’Imposta sulla Pubblicità- senza tuttavia disporre di una regolare autorizzazione rilasciata dall’ente territorialmente competente -e soprattutto quelli che continuano ad esistere abusivamente. Anche la segnaletica stradale ormai è presa di mira da tanta pubblicità abusiva, che degrada la città e la sfregia gravemente. L’AMBC si domanda: quanti e quali sono gli impianti insistenti sul territorio comunale, visibili dalla pubblica via e, quindi, soggetti alla regolamentazione del Codice della Strada, che risultano essere totalmente sprovvisti del titolo o ad avere un titolo scaduto senza che sia stato mai rinnovato? E per quanti di essi non si incassa neppure 1 €? Sappiamo che la disciplina- piuttosto rigida- prevede la durata massima di un’autorizzazione fissata in soli tre anni, così come espressamente stabilito dall’articolo 53 del Regolamento di attuazione del codice stradale. Questo comporta che ogni mezzo pubblicitario debba essere continuamente rinnovato. La procedura dell’autorizzazione deriva dal disposto del Codice della Strada, che stabilisce, all’articolo 23, che la collocazione di cartelli e di altri mezzi pubblicitari, comprese le insegne d’esercizio, lungo le strade o in vista di esse è soggetta ad autorizzazione da parte dell’ente proprietario della strada. È, quindi, onere del soggetto interessato al rilascio, presentare la relativa domanda presso il competente ufficio dell’ente, allegando, oltre alla documentazione amministrativa, una serie di dichiarazioni circa le caratteristiche dell’impianto. Questo modello si fonda su un intervento ex ante dell’amministrazione in forza del quale, a seguito del ricevimento dell’istanza del privato, viene istruito un procedimento volto alla verifica d’ufficio dell’esistenza dei presupposti di fatto e di diritto per l’accoglimento della richiesta, all’esito del quale l’autorizzazione richiesta viene rilasciata o viene negata. Con questo iter non si può prescindere, pertanto, dalla necessità dell’intervento preventivo della pubblica amministrazione e dall’acquisizione del relativo atto di assenso. Ci sono anche Comuni che per le insegne d’esercizio ricorrono alla SCIA, anche se molti esperti del settore non condividono del tutto tale iter, che ha comunque innegabili vantaggi, sia in termini di semplificazione burocratica, sia in termini di adempimenti a carico degli uffici comunali. Come si diceva, però, i tecnici ritengono questa “Scia Pubblicitaria” poco adatta alle prescrizioni contenute nella legge speciale che regola tutto ciò che risulta visibile dalla strada. Tuttavia, come sottolinea- per esempio- l’ANUTEL, si può ritenere, con le dovute cautele del caso e con qualche riserva, che, limitatamente alle insegne d’esercizio, e non davvero per la restante impiantistica pubblicitaria, si possa ammettere l’uso della Scia come iter procedurale, sfruttandone così tutti i lati positivi. Ben venga, quindi, questa procedura se aiuterà a ridurre il problema della regolarità amministrativa di molte insegne. Ma resta l’impellente necessità di censire nella nostra città tutti quegli impianti abusivi, installati nei punti più disparati della città, anche a ridosso della segnaletica stradale, di rimettere ordine in tutta l’impiantistica pubblicitaria e di perseguire qualsiasi forma di evasione o di elusione. Non solo ce lo impone la legge, ma anche il decoro urbano e il nostro esangue bilancio. E il sindaco Pacifico, nelle sue vesti di Assessore al bilancio, anche di questo prima o poi dovrà rispondere, semmai ricorrendo alle competenze del signor Bonuglia.