Putin forse non si sente molto bene ma l’Europa di sicuro sta peggio, molto peggio…

La guerra, le devastazioni, i crimini efferati contro gli esseri umani non si arrestano, continuano a crescere e a moltiplicarsi e ingigantire. Oltre a tutto il resto recentemente si è iniziato a parlare anche tra le tante di una minaccia chimica.

La quotidiana tragedia spazia e precipita nel terrore; giorno dopo giorno si scoprono fosse comuni. La follia del piccolo Hitler russo, come ho già avuto modo di appellarlo in un precedente articolo su questo sito, pare non trovare più argini; così spunta anche la minaccia nucleare.

E noi? E l’occidente duro e puro?

Eccoci qua, dietro roboanti condanne, dietro urlate sanzioni economiche, tagli delle forniture di petrolio, la balbettante Europa, mentre si gratta i pidocchi e si lecca le ferite prossime se non già incombenti, fa la voce grossa.

Ci si è resi conto, ma guarda un po’, della totale e assoluta dipendenza del Vecchio Continente dalla Russia per quanto riguarda l’approvvigionamento delle fonti energetiche ed ha poi scoperto di non essere così compatta: vedi Ungheria. Ed ecco sgorgare il lugubre piagnisteo su cosa si doveva o non si doveva fare… Ah, ma ora si farà, certo che si farà. Occorre ridurre e annullare la dipendenza dalle fonti energetiche russe, ma che importa se si dovrà cadere tra le braccia di un’altra dittatura di sicuro non meno brutale? Ma dateci tempo e vedrete.

Già, ci sono le fonti alternative: quelle rinnovabili, geotermiche, energia eolica, idroelettrica, quelle ricavabili dalle biomasse, l’energia solare…

Tutto a suo tempo, queste sono cose da ambientalistucoli da strapazzo dicevano con la puzza sotto il naso, “noi abbiamo da pensare alle cose serie, noi…”. E sapessero almeno cosa pensare; dopo si dovrà fare così… o piuttosto non si dovrà fare così… e le voci indignate, scandalizzate offese, petulanti si pestano i piedi, cozzano tra di loro e la candida Europa pian piano cerca di affondare; ma ora saprebbe cosa fare, cosa avrebbe dovuto fare.

Intanto il degno braccio destro dello Zar russo, il ministro degli esteri di quella dittatura, al secolo Sergej Maksimovic Lavrov sbrodola idiozie e veleno, vomitando parole su Hitler modello massimo del suo capo Putin dicendo che in fondo si trattava di un ebreo. Addirittura lo stesso dittatore suo capo supremo si è visto costretto a cospargersi il capo di cenere e a blaterare scuse con Israele per le parole oscene, come le ha definite Draghi, del suo fido braccio destro, il suo docile ministro degli esteri; così a noi è rimasto un triste e amaro sorriso per l’ennesima stupidaggine. Eppure, difficile a dirsi, c’è di più Tra gli affezionati amichetti del nostro Zar, infatti, come tralasciare una figura ingombrante e grottesca dell’enorme bestiario russo come purtroppo il mio quasi omonimo Dmitrij Medvedev, attualmente vicepresidente del consiglio di sicurezza di tutte le Russie, già presidente della federazione russa. Il nostro recentemente in un apprezzabile sfoggio di molta ridicola prosopopea ha vomitato contro chi trova l’ardire di criticare la sua madre patria, vedi l’occidente, che lo odia a morte, che odia tutti coloro che si permettono di contestare il suo serafico capo. Si tratta di spazzatura, di gentucola degenerata e bastarda, dice, e che farà di tutto per farli sparire dalla faccia della terra.

Ma poi per il nostro Vladimir Vladimirovich arrivò il grande giorno da celebrare e immortalare in “pompa magna”; sì, era la festa della vittoria, con la grande parata per celebrare il 9 maggio 1945 la sconfitta del nazifascismo e la fine del secondo conflitto mondiale.

Ma la sua schiacciante vittoria lampo sulla fastidiosa pulce ucraina non c’era né avrebbe potuto esserci. Anzi gli insignificanti ucraini hanno osato contrattaccare, riprendersi molti centri già occupati e, udite udite ostacolare e togliere la terra da sotto i piedi al potente orso russo, arrivando a chiedere il territorio della penisola della Crimea che in effetti fa parte dell’Ucraina.

Per cercare di capire per quale motivo la Russia di Putin accampa la proprietà assoluta della Crimea bisogna addentrarsi in un passato torbido e alquanto recente.

Infatti basta risalire ad appena qualche anno fa, esattamente all’11 marzo del 2014, data in cui, dopo regolare referendum popolare… Sì, campa cavallo …., fu dichiarata l’indipendenza della penisola e di poi, il 18 marzo dello stesso anno, tramite trattato di annessione la Crimea autoproclamatasi indipendente (le dittature non temono il ridicolo) fu annessa alla Madre Russia.

Ma l’Ucraina, pensate un po’, non ne volle sapere.

Ora Zelensky dichiara di voler incontrare, di voler addirittura trattare con lo Zar della Grande Madre Russia Putin, a patto che questi sospenda il massacro, ma questi traccheggia, sfotticchia e pare prendere tempo, anzi no! Rivendica e si prende lacerti del territorio ucraino.

E se oltre a inviare solo armi provassimo a contattare il dittatore russo? Promuovere, perché no, un incontro con Zelensky? Tentar non nuoce!

Intanto il nostro Vladimir Vladimirovich dovrà farsi pur una ragione dell’inevitabile e sacrosanta decisione di Svezia e Fillandia di entrare a far parte della NATO; che minacci pure sanzioni e quant’altro, tanto non ne sa fare e ne può farne a meno.

Dimitri Maria Pierri