E’ la prova del nove.

Sì. Il nostro Napoli rappresenta la prova del nove che, se la fortuna è cieca, la scalogna ci vede benissimo.

Quando si pensava di non poter oltrepassare le Colonne d’Ercole della sventura, limite raggiunto soltanto una decina di mesi fa dal Napoli gattusiano, eccoti arrivare il maremoto di infortunati (per le cause più disparate ndr) di quest’ultimo scorcio di stagione.

Ora, me ne guardo bene dal vestire i panni del chiagnazzaro seriale ma è indubbio che Eupalla al Napoli un po’ lo schifa, sù. Ce lo sbatte in faccia ogni tre e quattro il suo fastidio verso i colori azzurri. E quindi, anche ieri sera, per tener fede agli “impegni presi”, la dea del pallone ha finito per confezionarci l’ennesimo “pacco regalo” infiocchettato con la chicca del gol di Cutrone. Ça va sans dire.

Certo è che un po’ ce la siamo tirata pure noi cominciando la “lamentela preventiva” sulla Coppa d’Africa, più o meno verso metà settembre. Alla fine siamo riusciti nell’impresa (?) di ritrovarci fuori uso tutta la spina dorsale della squadra made in Africa. Roba che Tafazzi, se potesse, ci darebbe la laurea honoris causa. Mitici.

Questo era per il compartimento sfiga.

Passiamo adesso a quello delle ruote sgonfie.

Il Napoli visto contro l’Empoli era reduce dalla sfacchinata di giovedì sera contro il Leicester City. In un campo allentato dalla pioggia battente e contro un avversario che non ha mai mollato (“Foxes never quit” ndr) abbiamo, sì, staccato il biglietto per i playoff del 17 e 24 febbraio prossimi contro il Barça di Xavi, ma anche posto le basi per una prestazione “ni” contro i toscani.

Perché se è vero che la sfortuna continua a perseguitarci, tra infortuni, palloni che non vogliono entrare e qualche decisione arbitrale rivedibile, è pur vero che alcuni degli interpreti dello spartito cominciano pericolosamente a segnare il passo.

Sono sicuro che in quel di Castelvolturno i colloqui tra staff tecnico e medico si siano particolarmente intensificati, nelle ultime ore, per analizzare alcuni eventi traumatici, analizzare dinamiche, individuare eventuali correttivi e perfezionare le tabelle di marcia. Io sono un tifoso e resto tale. Non mi “vesto” di panni che non mi appartengono. Io tifo e questo è il mio “mestiere”.

Proprio restando legato a quest’ultimo aspetto (e pur senz’avere la presunzione di attribuire o meno “patenti del vero tifoso” ndr), registro l’ennesimo sussulto dei soliti Soloni che danno sempre l’impressione di aspettare il passo falso per scatenare i loro strali contro questo o quel giocatore, reo, a sua insaputa, di essere stato l’artefice, in concorso o meno con altri, della debacle (o presunta tale ndr).

Francamente non ho nulla da dire a voi che sembra abbiate sempre la soluzione a portata di mano per tutti i mali (o presunti tali, scusatemi la reiterazione ndr).

Anzi, sì, una cosa vorrei dirla: dov’è la passione, il pathos, la fede calcistica se, ad ogni minimo singhiozzo (eh sì, perché siamo quarti a quattro punti dalla vetta e non in zona retrocessione ndr), una parte della tifoseria (o presunta tale, insisto ndr) dà di testa in questo modo?

Giulio Ceraldi

#ForzaNapoliSempre