Bosco incendiato

Incendi estivi: forse diminuiranno? Finiranno?

E chi può dirlo, ma la risposta: “speriamo!” sa di una vuota retorica che contiene in sé una consapevole e certa sconfitta.

Gli imbecilli che appiccano gli incendi da poveri stupidi quali sono “se la godono…”, non sapendo, non volendo, non potendo godere d’altro.

Si tratta di un criminale atto doloso o la natura, “matrigna” di suo si appicca gli incendi… Sì, sì… Prendiamoci pure in giro, tanto gli squallidi e schifosi piromani di turno se la ridono e ci deridono…

Poi, come ogni anno, viene l’autunno che, come una mannaia, cancella la memoria di quanto appena accaduto: i roghi e l’annientamento di vaste zone delle nostre campagne già verdi.

Allora, di cosa parlare? La vastità del tema quasi lascia senza parole.

Anzitutto qualche dato; una approfondita analisi della Coldiretti, elaborando dati forniti da EFFIS ( EUROPEAN FOREST FIRE INFORMATION SYSTEM) prende in considerazione la bonifica, la ricostruzione e lo spegnimento dei Roghi dolosamente causati, appiccati nel corso dei mesi estivi (e non solo); da questa analisi apprendiamo la molto scoraggiante notizia che questa estate i roghi che hanno devastato e distrutto la natura hanno registrato un incremento percentuale pari ad un più 256% di casi, per un danno economico che si aggira intorno a un miliardo di euro.

Di conseguenza, in base a quanto riportato, in tutte le regioni del nostro Paese ci sono migliaia e migliaia di ettari di bosco, di macchia mediterranea distrutti, inceneriti da questi roghi dolosi. Per non parlare poi della sterminata molteplicità di animali morti, dell’infinità di rigogliosi alberi inceneriti, degli oliveti distrutti, risorsa primaria per l’economia del nostro Paese, della devastazione e annientamento di una proficua attività come quella rappresentata dai pascoli.

Ma la distruzione di cui si sta cercando di parlare non si ferma certo qui; i furiosi incendi appiccati stanno toccando le stesse città e come se tutto quanto detto sugli incendi attecchiti dai piromani fosse cosa non bastevole, le fiamme hanno interessato anche la stessa riserva naturale di Castelporziano, tenuta della Presidenza della Repubblica, anch’essa coinvolta dagli incendi nel passato mese di agosto; dunque, pure in un luogo tanto appartato e discreto, i nostri cari imbecilli, i piromani, il che è proprio la stessa cosa, si sono tolti il pruriginoso sfizio di dare fuoco ad un breve e cheto angolo verde che raccoglie in un incantevole canto quella sua carezza di macchia mediterranea, degli acconci arbusti e ancora di qualche albero che vi dimorava.

Ben altra cosa è l’assurdo mostruoso costo che tutto ciò ha comportato anche nell’insostenibile, inconcepibile, inenarrabile numero di vite umane, conseguenza di gran lungo più tragica rispetto al resto delle cose di cui si sta cercando di parlare.

Le stime della Coldiretti riportano altri dati: così apprendo che più di un terzo della superficie interessata, pari a ben 11,4 milioni di ettari, è ricca di boschi e di vaste distese di campi, ricoperti dalla vegetazione; che, relativamente al Mezzogiorno, la voragine scavata dagli incendi appiccati dai piromani ha distrutto ben 158000 ettari di verde; che gli incendi hanno travolto e annientato una rigogliosa area boschiva pari, più o meno, alla superficie delle tre più grandi città del nostro Paese.

Non vanno poi dimenticati i piromani “involontari ed inconsapevoli” quelli che con animo candido appiccano rovinosi incendi nell’innocente tentativo di nettàre i fondi su cui stanno lavorando da erbacce indesiderate, rovi e quant’altro, perdendo maldestramente il controllo del proprio lavoro e rovinando intere campagne, terreni e boschi.

Al di là del costo, incalcolabile, dovuto alla perdita di vite umane, va registrato un vero e proprio sterminio di intere specie d’animali, per non parlare degli ingenti costi per domare gli incendi provocati (si pensi ad esempio solo al fatto che, come riportato, una sola ora d’uso di un Canadair costa all’incirca ben seimila euro). Ma la cifra inapprezzabile e insostenibile sono i costi perenni dovuti alla devastazione causata del nostro territorio, del nostro ambiente

Ahimè, per completare questo deprimente e desolante quadro sulla devastante piaga dei roghi che distruggono le nostre campagne e il nostro verde, certo non poteva mancare il tetro e sozzo contributo della mafia o delle “mafie”. Là dove maturano ghiottissimi “business” intorno alle cose e questo vale a maggior ragione per gli incendi dolosamente appiccati, c’è sempre puzza di mafia o di malavita organizzata, se ne può esser sicuri; mafia o malavita organizzata la cui criminale, vile e fruttuosissima voglia distruttrice che, con le mani lorde di sangue, si abbatte indiscriminatamente su migliaia e migliaia di ettari di nostri terreni e campagne e, più in generale, sul nostro verde. Ovviamente sono molteplici le cause che proiettano costoro verso questo vorace obiettivo da flagellare, da devastare e da ricoprire di lurido e lercio interesse; gli eventi criminosi e i danni sono sempre più numerosi, di anno in anno, senza soluzione di continuità, tra lo scialare giocondo e beato dei criminali, generando un aumento della frequenza degli interventi, prima da parte del già ex Corpo forestale dello Stato e dei corpi regionali e oggi ancora da altri Corpi di Forze armate, nonché da intere costose flotte di elicotteri e di canadair; interventi che limitano i danni ma non incidono sulla prevenzione dei fenomeni.

Nelle ultime settimane estive, proprio in Sicilia, specialmente nel palermitano e nel catanese, vi sono stati molti tragici roghi per nutrire sporchi e insaziabili interessi mafiosi che hanno causato, oltre a tutto il resto, un indicibile e impensabile, sconvolgente costo di vite umane

Certo, ci si dice, sono assolutamente indispensabili non solo la prevenzione e la manutenzione compiute sul territorio ma è anche, assolutamente necessario e indilazionabile che si eseguano controlli rigorosi sui comportamenti di eventuali malintenzionati che creano danni gravissimi all’ambiente e alle sue molteplici e preziose risorse… Certo, certo!

Non mancano i riferimenti ai maleodoranti “poteri forti”, con il loro straripante strapotere; lo affermo, cercando sempre di non ridere amaramente.

E ci risiamo! Sembra quasi la storiella trita e ritrita del gatto che si morde la coda.

Così si continua ammonendo la “politica”… che occorre eseguire una stretta supervisione su coloro che danneggiano in modo irreparabile il mondo che ci circonda e il nostro prossimo… etc. etc…. immagino il resto della solita filippica propinataci a ogni piè sospinto.

Al di là del solito stucchevole “bla, bla” di cui si è dato conto, proprio non si va, o non si vuole andare, o, peggio, non si può e non si deve andare.

Dunque? a quanto pare non può e, soprattutto, non deve esserci alcuna soluzione di sorta! Non vi è proprio nulla da fare? Sicuro?

Mi pare fin troppo chiaro, basterebbe che chi è preposto al controllo invece di affannarsi al solo costoso e spesso inefficace e tardivo spegnimento delle fiamme, dei roghi, adottasse modalità più efficaci, più funzionali e forse si potrebbe avere un qualche risultato appena più tangibile. Certo, facile a dirsi ma… Forse se le nostre “prefiche” del giorno dopo con le loro irritanti “lacrime di coccodrillo”, ben pagate, agissero diversamente, o meglio, agissero e basta, le cose forse potrebbero andare ben altrimenti. Non solo, una seria e più stringente vigilanza delle campagne potrebbe quanto meno allontanare, se non proprio mettere in fuga gli incalliti piromani di oggigiorno.

Così volenti o nolenti si è arrivati al nocciolo della questione.

Già, a chi spetta il controllo delle campagne? Delle migliaia e migliaia di ettari di suolo agricolo, di rigogliosi boschi, di verde esposto all’avida imbecillità e stupidità idiota voglia dei piromani? E dei bracconieri (già, a lordare tutto ci sono sempre anche questi esseri, meglio non scordarlo e tenerlo sempre presente)?

Certo, muoversi con risoluta determinazione, creare e sostenere una vera e propria attività investigativa potrebbe forse essere un passo decisivo nella giusta direzione. Ma ci risiamo: chi deve assicurare il controllo sui terreni e zone verdi in modo efficace, tale da attuare una effettiva tutela e garantirne la salvaguardia al fine di scoraggiare i sempre più tenaci tentativi di distruzione e di annientamento?

Il fatto è che ci si trova dinanzi, come è quasi inutile dire, ad un reato. Infatti, facendo una fugace incursione nel Codice Penale, art. 423 bis, tanto per essere pedantemente preciso da sciatto leguleio quale sono, si legge che sono previste pene detentive che vanno, escalation dopo escalation, ad accumulare e a prevedere diversi “sacrosanti” anni di detenzione.

Dunque chi deve operare? Chi deve assicurare il controllo? Ecco il punto.

Siamo alle solite: Controllore e controllato… chi è il controllore? Chi il controllato?

Forse il Corpo forestale dello Stato? La polizia ambientale? La polizia? I carabinieri? Lo stesso corpo Forestale dei Carabinieri? I Vigili? Le Forze armate? L’esercito? Un coordinamento di tutte queste forze? O chi altro?

In attesa che chi è pagato per evitare che i delinquenti pongano in atto i loro crimini possano intervenire e che chi viola la legge sia punito, non ci resta, purtroppo, sconsolati e battuti, che sperare in “Giove pluvio”, che, come ha già ben iniziato a fare, colmi le nostre terre con abbondanti e frequenti scrosci d’acqua – e non me ne vogliano i non pochi lavoratori della terra che da essa traggono il proprio vivere -. Ma anche con la pioggia, abbondante o meno, che ha già cominciato a visitarci, ci sarà sempre tempo, per gli imbecilli di turno di divertirsi, distruggendo per sé e per il prossimo. Infatti, non bisogna farsi soverchie illusioni, perchè anche se dovesse continuare a piovere, rovesciandoci addosso acqua ad abundantiam, il godimento per le sempre foltissime schiere di stupidi idioti non mancherebbe di sicuro, forse manco si affievolirebbe.

Ed ecco ancora gli inveterati cacciatori, che importa loro la pioggia? Leggera o intensa che sia, sempre pronti a imbrattare le nostre mattine con i loro luridi sputi, con le loro vomitevoli deiezioni sparate, verso quei volatili che si ostinano ancora a voler vivere intorno a noi.

Cosa dire, invece, ai luridi bracconieri, oltre a notare il lezzo maleodorante che si trascinano e si lasciano intorno e dietro? Loro, di certo, non abbisognano né della pioggia né del sole e né tampoco di devastanti roghi per compiere le loro malefatte, per delinquere come loro costume. Tuttavia, non posso proprio fare a meno di dirlo, una copiosa, abbondante pioggia, perché no, un bel temporale, comunque “scoccerebbe”, sì, darebbe almeno un po’ di fastidio ai nostri imperterriti campioni; di certo turbando loro, poverini, la giornata.

E allora pioggia sia; non ci resta che rifugiarci in un autunno accarezzato dall’acqua e scrosciante di piogge e in un inverno baciato, perché no, dalla neve e, ovviamente, attraversato da roboanti temporali. Il tutto, certo, che non sia devastante per le nostre colture, ma peggio degli incendi cosa c’è?

Dimitri Maria Pierri