A NOI!

Giorgia Meloni


MIA PICCIOLA BALLATETTA

PREMESSA

È bene sottolineare che il linguaggio che uso nella mia “Picciola ballatetta” trova la sua causa e la sua fonte nella lettura della grande opera di Giovanni Boccaccio il DECAMERON.

Certo, nel corso degli anni di studio e oltre, ci si è imbattuti più e più volte in vari episodi della grande opera del Boccaccio, ma si trattava appunto di incontri occasionali ed episodici; incontri divenuti lungo il trascorrere dei secoli per generazioni e generazioni di lettori quasi proverbiali.

Nel rileggere ultimamente l’opera mi sono lasciato trasportare dalle sue parole, dal loro fluire, dalla loro musicalità e così è nata la mia Picciola ballatetta.

Spero che me lo si perdoni!

A NOI! O DIVIN DUX!

Ecco il fascistissimo Giorgia di fiamma e di viril baffi ornata.

Adunque, a cosa tender le mani? A cosa appigliarci? Qual domani?

C’è chi può metterci in ginocchio, ridurci al silenzio, strapparci il mondo, gittarlo lungi.

Questa pare essere la vieta realtà di oggi vomitata dagli sberleffi, o ghigni, di questi giorni dai potenti o criminali di turno cui non sembra vero poter giocare con il mondo a lor piacere.

Ricattare tutti, massacrar la gente, avendogli noi regalato le chiavi, è quanto con sommo e viscidissimo piacer felici si propongono di fare e tosto fanno. Anzi il più stolto di tutti, sovran duce, Putin detto, ha ben pensato di tirar fuori dal suo fetido e marcio cul l’atomica bomba, di poi, di picciol senno abbondando ha ben trovato di finger di credere che la parte di Ucraina per adesso invasa abbia deciso d’esser sua; in tutto questo sempre ben servito dal suo miserevol sommo stolto, gran ciambellano di senno manco, Dmitrij Medvedev nomasi che ha sputato lì di dare la stura a una terza guerra mondiale. Trattandosi di un sollazzevol pagliaccetto, nulla di più, non c’è proprio da star tranquilli, con amendui trista danza s’apparecchia.

Ma nella nostra picciola Italietta il peggio, anzi il buono ci è bello che sontuosamente servito; che voler di meglio? Posar lassi gli stanchi nostri deretan sulle rugiadose distese dell’italico suol e spezialmente lieti sognar, ogni miracol veggendo e la rimirando.

Sì, sì, che bello, è tornata la fiamma… E eziandio con essolei puranco il Duce redivivo…

Or bene pur governassela al fin la lor Italietta.

L’uom possente dagli arcigni e ispidi baffi, in guisa di femina di tutti e familiar serocchia, lo smarrito e malinconioso popolo italico è giunta a reggere con il suo manipolo di ridicol fantoccini, che a lei dappresso appiccicati andavanne mesti e solinghi:

L’un piangendo e tosto lagrimar sognando d’aver il ministerio d’affogar in mare vil selvaggi che osano di voler nuova vita conoscere; ma tal beato sogno lasso il nordico annega profughi crudelmente e atroce gli fu gittato lungi; oh, crudel destin! Ahi quant’è dura sorte, d’altro mestier infinamente picciol gl’han dato dove disastri meschin non puote far sì gravi, come fastidioso infantolin di lagna facil ha avuto inutil giocattolin per farlo gingillar senza far altri disastri.

L’altro meschin, danarosissimo cavaliero di vecchiezza laido e di carcer sì fatto solidal, pur’anco mal ripagato fu; ma non truova il più alto sedil del Senato, meschin piagne e sogna, eppur traditori solidal han deciso di strapparglielo sì che sua trascutata speme gli han levato. Ma pur questo è troppo vil cosa; meschin colmo d’insulti alla Giorgia picciol foglio febbril ha vergato. Pur anche qui il rediviv fascio impera e per questa cagion tutti sghignazzando son parsi certo non men di compassion piena che tanto dilettevole per lor esser de’.

Sollazzevol figuro il pover cavaliero scopre tenerissimo amor per il suo dolce Putino che non picciol imbarazzo riala all’affranta nostra Giorgia che parar deve il colpo.

Ma nol basta; dicendo cose a sui fidi, ha pur detto di dir a tutti di non far saper che ciò lui ha detto. Che tosto lo si aiuti, la sua testa è un po’ sossopra e più nol la truova.

Cotal sommo seggio al fido suo Benito La Russa dal sembiante ricagnato la Re l’ha tosto renduto e l’orribil fascistucolo che pute fieramente lordando e scoreggiando vi si è prontamente assiso; portando seco fulgida statuetta del Duce a sé caro e molto al Giorgia suo presidente come ella/lui vuol che si dica. Anco fier recando nelle lorde sue mutande di sangue color una svastica, quella che il Re Giorgia ascosa reca sul cuor.

La picciol camer d’abasso invece ad un insulso e meschin scodinzolante famiglio, Fontana di nome, com’osso è stata gittata. Uom troglodita, omofobico, egli è di sanissimi principi casto e pudìco. Sia negata ogni strana devianza d’omo e femina dalla retta via e felice sognando alti roghi per chi altro pensa e fa, egli beato se ne sta.

A ben vedere il picciol Hitler russo non è poi così male; pure munifico! E poi, caspita, ognun si taccia sul caro alleato ungherese, fido europeista, sommo paladin degli uman diritti e nul più si dica oltre, in brieve sol si chini il capo.

Quanti soldi lor donandorglie han dovuto menar per l’aria questi miseri russi e che diletto sommo veder i nostri governanti di fiamma, di stupidità e di inciampo penal muniti, indignarsi, guardarsi intorno, come se non fosse affar loro; anzi fan finta d’esserne tosto convinti e la stupidità è proprio lor cagione.

Ma non v’è dubbio alcuno, lo spaurito popolo sol nella fulgida fiamma che s’accende al suo miser disio confida la sua disastrata speme; giorni lieti s’attende.

Così l’adorabil nostra Reina nel possente pugno destro forte strignerà i suoi du coglion, i suoi sciocchi famigli, lo stupido e il penal ospite delle patrie galere e dei suoi tristi tribunali che miser scalcia non poco, menandoli felici seco alla catena lor gettando di tanto in tanto marcio osso, d’altro non valendo sprecare. Una volta sull’elevato seggio assisa, la nostra donerà loro fetido recipiente colmo di cenere ove i lor frequenti bisogni corporali depositare, non dovendo né potendo preoccuparsi d’altro.

Sul tristo e mesto italico popolo in gran pompa, regnerà in tutta la sua possanza l’invitta Giorgia, primiera femina su cotal soglio assisa, innalzando fiera il sovranistico scettro e a tutti concederà il supremo e sommo diritto di tacere e non fiatare! Basta romore fare.

Preterita cosa sarà spolverar brievemente via i ridicol omuncoli che volesser farsi opposizione perché opposizione non esiste, giammai potrebbe esservi cotal fastidiosa cosa da levar via come viscide blatte, luride zecche, schifosi pidocchi, insopportabili e pruriginose pulci.

Allor tosto la nostra possente reina dalla fulgida fiamma accesa, preceduta dal littorio fascio, ad ognun torrà l’impaccio di trista esistenza menar, lor concedendo somma perdonanza.

Noi mortal miseri dal suo imperio guidati altro non desiam d’esser degni sudditi del suo possente destro braccio e destro piè, disposti financo a sopportare il maleodorante lezzo del suo misero pagliaccio tenitor dei miseri brandelli del povero nord e dell’altro suo munifico frequentator del penal bagno.

Molta perdonanza noi vil popol dobbiam impetrar alla divin reina per non averle donato cotal umil assenzo promissonglielo tale da capovolger l’Italietta intiera e far Stato di ventennio egual.

Ma Ella pur si consoli che dell’Orban ungherese fé amici e delle sue pruriginose attenzioni sodal compari e tosto d’altro; financo a volger benevol guardo al pover orso russo che d’orribil puzzo attorniato sguazza giulivo nel suo fetido letame.

Le fan sontuosa corona umil ancelle come la più volte bastonata dal francioso popol suo Marine Le Pen che d’invidia muta inghiottendo amaro a lei s’inchina.

Or per noi italici sudditi assai indegni s’attende sol il supreme operoso reggimento della Giorgia di sua fiamma ornato che a tutti darà indigesto, marcio e molle pane, che lo si voglia o no e che ognun debba far mostra di voler sopra ogni cosa mostrando diletto e sommo piacer, di poi immanente, non veduto, sputar fuori.

Ed ecco sempre la Reina Giorgia I lieta del suo fascio mollemente assisa sopra i sozzi seder dei suoi due miser giullari che si pasce beata, assai ridendosela del gabbato italico popol.

Vergognosetto di tal sorte rialato e di sommo guiderdon immeritevol ricevuto il supra nomato italian popoletto priega la somma Giorgia di far miser tappeto delle nostre povere schiene e l’esser calpestati a suo diletto sarà il nostro bene e piacer tutto.

Dimitri Maria Pierri

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