L’AMBC aveva già dato conto nei mesi scorsi del proprio impegno e della sua iniziativa per la Società della Cura:

https://societadellacura.blogspot.com/. E nei giorni scorsi avevamo anticipato anche della necessità (speriamo non solo nostra) di spendere qualche parola su ciò che sta succedendo a proposito del cosiddetto Recovery Plan. Perché la cosa ci interessa e perché non possiamo stare sempre e solo a “guardarci l’ombelico”, lasciando ad altri il potere di decidere “in solitaria” del nostro destino. Non è andata per niente bene in questi lunghi e dolorosi mesi. Dopo più di un anno di pandemia, le persone anziane sono state falcidiate, quelle più piccole, ragazze e ragazzi sono state/i consegnate/i all’isolamento e al disagio. La maggioranza di noi è in crisi e nella precarietà, con il peso maggiore scaricato sulle donne. E tutto per seguire le sirene di questa economia che è la prima causa di quanto successo. È in arrivo un bastimento carico di miliardi. Si chiama Next Generation EU, ma non punta verso le generazioni che verranno, né a garantire il futuro della vita sul pianeta. È orientato da Crescita – Concorrenza – Competizione. L’esatto contrario di ciò che la pandemia ci ha insegnato: nessuno si salva da solo, siamo persone interdipendenti fra noi e con l’ambiente che ci circonda. Il governo Draghi, in continuità con il precedente governo Conte, sta predisponendo il Recovery Plan (PNRR) per l’accesso ai fondi europei. Non si intravede alcuna inversione di rotta. Il Piano prevede grandi investimenti, ma nessuna conversione sociale ed ecologica della società: solo una modernizzazione green e digital dell’attuale modello fondato sulla predazione della natura e su una sempre maggiore diseguaglianza. È un piano scritto da un esiguo numero di “esperti”, senza alcun dibattito pubblico ampio e partecipativo per coinvolgere la parte attiva della società, quella che si è autonomamente adoperata con mutualismo e solidarietà per sostenere chi dalla pandemia è stato precipitato nella disperazione. Non è questa la strada da seguire. Serve un cambio di paradigma e un nuovo modello di convivenza: la società della cura, che sia cura di sé, delle altre e degli altri, dell’ambiente, del vivente, della casa comune e delle generazioni che verranno. Occorre contrapporre il prendersi cura alla predazione, la cooperazione solidale alla solitudine competitiva, il “noi” dell’eguaglianza e delle differenze all’”io” del dominio e dell’omologazione. Per questo da diversi mesi, oltre 360 associazioni- e l’AMBC tra queste- e 1500 persone attive- e gli amici dell’AMBC tra queste- (un lunghissimo elenco che trovate a questo link https://societadellacura.blogspot.com/p/aderenti-individuali.html) hanno avviato il percorso di convergenza per la società della cura e, con un intenso confronto di oltre due mesi di incontri tematici, hanno messo a punto un piano alternativo di proposte. No a un Recovery Plan per riprodurre l’esistente. Sì al Recovery PlanET per un’alternativa di società. La Società della Cura il prossimo 10 aprile scenderà in piazza a Roma e in moltissime città d’Italia con azioni simboliche e rispettose delle misure di emergenza dettate dalla pandemia per presentare il suo Recovery PlanET. L’AMBC, che ha attivamente partecipato in questi mesi alla predisposizione del Recovery PlanET, sarà con qualche suo attivista presente alla manifestazione che si terrà sabato prossimo nella Capitale. Il Recovery PlanET si può leggere qui: https://societadellacura.blogspot.com/p/recovery-planet.html.

Scritto da:

Vincenzo Ceraldi

Avvocato cassazionista blogger da oltre un ventennio innamorato della sua terra e della sua famiglia che lo corrisponde! Amministratore comunale dal 2003 al 2008.