Associazione Mondragone Bene Comune
Comunicato stampa

Con la burocrazia che si “autoindirizza” siamo alle comiche finali

Chi ci segue sa che l’AMBC porta avanti da anni e in totale solitudine (mai un’associazione, un esponente civico qualsiasi, un partito vecchio o nuovo, una lista o una coalizione che abbia detto una sola parola … tutti ammucciati) la battaglia per la fine dell’eterno monopolio del nostro litorale e per la messa a gara di tutte (ma tutte tutte!) le concessioni balneari (da ridurre comunque drasticamente per lasciare almeno il 60% dell’arenile a spiaggia libera gestita dal Comune, superando un farlocco -perché parziale- Piano spiaggia).

AMBC che puntualmente in questi anni ha informato e preso posizione sulle sentenze del Consiglio di Stato e sulle pronunce dell’Antitrust e della Commissione Europea, che unanimemente hanno ribadito che le concessioni balneari non possono più essere prorogate automaticamente (non oltre il 31 dicembre 2023, ha detto il Consiglio di Stato) e vanno messe a gara.

Ma “i patrioti dello sfruttamento a fini privati dei beni comuni” non vogliono in nessun modo porre fine ai privilegi di pochi a scapito di tutti. Anche con la mappatura delle coste alla quale si erano disperatamente aggrappati hanno fatto un buco nell’acqua.

La mappatura ha almeno due problemi, rilevati di recente dalla Commissione europea e ricavabili anche da sentenze del Consiglio di Stato e della Corte di giustizia dell’Ue. Da un lato non tiene conto della specificità dei dati regionali e comunali, dall’altro lato considera nelle aree disponibili spazi di costa che non possono essere dati al momento in concessione.

Sulle concessioni balneari (e non solo) le destre delle corporazioni e delle caste, “buone a nulla e capaci di tutto”, hanno creato insomma un incredibile pasticcio, al punto da costringere il Presidente Mattarella ad inviare una puntuale lettera ai presidenti di Camera e Senato e alla presidente del Consiglio. Un pasticcio che alla fine si è riversato sui Comuni.

Ed è qui che fa il suo trionfale ingresso -grazie al comune di Mondragone- una nuova fattispecie di atto amministrativo, l’“Autoindirizzo”.

Noi, poveri ignoranti (soprattutto al cospetto di cotanti cultori del diritto), sapevamo che erano gli organi collegiali di indirizzo politico-amministrativo a produrre atti di direttiva, volti a definire elementi utili per orientare lo sviluppo dell’attività gestionale.

Sapevamo, in sostanza, che attraverso questa particolare tipologia di atti il Consiglio o la Giunta esplicitano la “voluntas” primaria dell’ente locale, mediante la trasposizione formale delle idee e delle linee-guida dell’attività politico-amministrativa.
Sapevamo, quindi, che gli atti (o linee) d’indirizzo sono atti del Consiglio o della Giunta!
Ma questo fino ad oggi, quando all’Albo pretorio del comune di Mondragone ha fatto la comparsa la delibera di Giunta n. 193/2023 di “Approvazione delle linee di indirizzo per l’applicazione della legge 5 agosto 2022, n, 118 recante Disposizioni sull’efficacia delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico-ricreative e sportive”. Una delibera che si limita ad approvare la proposta di linee d’indirizzo che il Responsabile dell’Area tecnica nello stesso giorno ha trasmesso alla Giunta. Insomma, il tecnico comunale dice alla Giunta: questi sono gli indirizzi che mi dovete dare e la Giunta ubbidisce approvando integralmente quello che il tecnico vuole. Siamo, insomma, all’ “autoindirizzo”, al mondo al contrario, alla burocrazia che -sotto lo sguardo inutile della Segretaria comunale- detta legge e impone alla Giunta cosa fare e con quest’ultima che esegue pappagallescamente. Burocrate che ha dettato al Sindaco e alla sua Giunta le seguenti linee d’indirizzo (ovviamene da fornire -come una partita di giro- al burocrate stesso): “a) di valutare la sussistenza delle difficoltà oggettive legate all’espletamento della procedura, anche alla luce del combinato disposto dei commi 1 e 4 bis dell’articolo 4 della Legge n. 118/2022, ai fini della predisposizione di un atto motivato, di cui all’art. 3 -comma 3 – della Legge n. 118/22 che: – differisca il termine di scadenza delle concessioni in essere per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura e, comunque, entro il 31 dicembre 2025, ovvero il termine che emergerà̀ dall’evoluzione normativa in itinere. – specifichi che, fino a tale data, l’occupazione dell’area demaniale da parte del concessionario uscente dovrà̀ ritenersi comunque legittima, anche in relazione all’articolo 1161 del Codice della Navigazione; di seguire, nel differimento del termine di scadenza delle concessioni in essere, gli orientamenti giurisprudenziali vigenti.”

Un burocrate che si permette di imporre alla Giunta di andare anche ben oltre il 2024 e che si guarda bene dall’inserire negli indirizzi l’avvio contestuale delle procedure per la messa a gara delle concessioni demaniali, come hanno fatto per esempio, Rimini, Riccione, Ravenna, Genova, Lignano Sabbiadoro, Latina o Lecce (all’albo pretorio vi è anche un atto d’indirizzo, sempre dettato dal tecnico alla Giunta, sul Palazzetto dello sport.

Ma su questo si interverrà successivamente).

L’Amministrazione Lavanga ha già fatto il funerale al Consiglio comunale, vergognosamente ridotto “al nulla”, nel silenzio reiterato del Prefetto. E continua ad agire (o a non agire) nell’illegalità. Intanto, la burocrazia si allarga sempre più, arrivando addirittura a dettare alla Giunta il da farsi sulle concessioni demaniali e su altro.

Se non si hanno le conoscenze e il coraggio necessari per decidere, per governare, ci si deve fare da parte, anche perché si è lautamente indennizzati per assumersi le proprie responsabilità e non per nascondersi dietro il funzionario di turno.
Che pena!