La prima volta che ho visto questa parola, senza conoscerne il significato, ero bambino, era scritto sui contenitori di cartone degli apparecchi radio e televisivi.

Chi mi conosce sa che mio padre era titolare insieme con mio zio Tommaso di un negozio di elettrodomestici a Carinola anche se la nutrice di casa Canale a Casale di Carinola in occasione di una mia visita all’avv. Renato CANALE nel quartiere Vignai , dove abitava, quando mi annunciò a Renato disse:

“Ninniglio ce sta ru figliu de ri elettricisti, ri Ciarardi! ( c’è qui il figlio degli elettricisti Ceraldi)-.

Mi perdonerete quindi se tirò fuori una mia passione giovanile per l’etimologia che i fece guadagnare un bel nove in lingua greca alla licenza liceale classica al Nifo di Sessa Aurunca, grazie alla prof. Anna Patrone Attanasio .

Oggi purtroppo ne conosco fin troppo bene il significato in quanto circa due anni or sono venni sottoposto ad un doppio intervento al Monaldi con successive terapie presso il Moscati di Avellino e poi presso un centro di Caserta terminate circa un anno fa, mese più mese meno.

La parola “ fragile” torna quindi a far capolino nella mia vita e leggendo stamane sui Corriere della sera di oggi ed ascoltando l’audio del relativo podcast ho sentito che i vaccini indicati per il mio caso sono il Pfizer e/o il Moderna! Ho telefonato ieri al Moscati e mi diceva al telefono che avrei dovuto vaccinarmi col Pfizer ma alla mia domanda:”Allora vengo da voi a vaccinarmi?” La risposta lapidaria é stata: “Se eravate ancora in terapia!”.

Ho anche letto sul Mattino di oggi due aprile che l’ASL di Caserta è la numero uno della Regione per numero di vaccinati ma il problema e la domanda che ancora mi pongo ancora, mai di rigore come oggi, sempre la stessa, e chissà quanti altri nella mia situazione si pongono, è: “sono fragile”

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Arance 🍊 pandemiche

Scritto da:

Vincenzo Ceraldi

Avvocato cassazionista blogger da oltre un ventennio innamorato della sua terra e della sua famiglia che lo corrisponde! Amministratore comunale dal 2003 al 2008.