Da decenni la politica carinolese ha cancellato dal proprio vocabolario la parola “rinnovamento”.

Per la verità, qualche tentativo vi è stato da parte di giovani che hanno provato a soppiantare le cariatidi che, tra cambi continui di casacche, inciuci, tradimenti,

mancanza di etica, moralità e qualità amministrativa, sono sempre là, più longevi della muraglia cinese e altrettanto immobili.

  La sfida di quei coraggiosi ragazzi non ha avuto esito felice.

 

L’elettorato ha continuato a preferire l’usato sicuro (molto usato e per niente sicuro), confidando per l’ennesima volta su promesse mai mantenute e sempre tradite.

 

Con un’espressione terra terra ciò si chiama “gettarsi la zappa sui piedi”. Eppure la pochezza morale, l’assenza spesso totale di cultura, la distanza verso i bisogni dei cittadini, le continue malefatte, consiglierebbe di negare loro fiducia.

  Ricordate quando questi signori cercarono di piazzare una discarica sia Croce di Casale che a Casanova?

  Ancora oggi molti dei politicanti dell’epoca, ultimi mesi del 2007 (praticamente quelli tutt’ora vivi) sono i detentori del nostro  municipio.

Quella sciagurata trama che avrebbe compromesso salute e economia del nostro territorio, notoriamente a vocazione agricola, li vide tutti uniti, maggioranza e opposizione, nemici giurati per squallide faccende, irriducibili avversari politici.

Ogni controversia, come per incanto, sparì istantaneamente e furono di nuovo fratelli e solidali, uniti dall’affaire che avevano progettato incuranti dello sfacelo che ne sarebbe derivato.

Poi dovettero retrocedere dalle loro posizioni per la reazione veemente dei carinolesi che, compatti e decisi, organizzarono accese proteste, presidiando la via Appia anche nel giorno di Natale, intirizziti dalfreddo di fine anno, tra cariche di forze dell’ordine, denunce, ritorsioni e ricatti.

 

Ma i bravi –verrebbe da dire: eroici- cittadini non retrocedettero di un millimetro, finché la faccenda non fu accantonata.

E loro, i nostri amministratori (si fa per dire) ebbero anche la spudoratezza di capeggiare i cortei, ergendosi a paladini dell’ambiente! Comportamento della massima ambiguità che neanche gli esseri più vili osano assumere!

  Purtroppo la memoria spesso è una fiamma che si spegne in fretta, tanto che gli stessi cittadini che avevano protestato con tanto, sacrosanto furore, tornarono a votarli, ignorando altre proposte, quelle dei loro figli, stimati da tutti, votati da pochi, con l’insensata motivazione che “non potevano vincere”.

Invece potevano perché la democrazia autentica deve essere l’antidoto capace di cacciare chi non sa, non vuole, non può, amministrare in nome del bene comune.

  Se la maggioranza degli elettori, consci della potenza rivoluzionaria del proprio voto, decide di volgere altrove lw sue preferenze, di cercare una via di fuga allo squallore che li avvilisce, basta scegliere chi queste condizioni le propugna e vuole realizzarle, chi si pone al servizio degli altri con l’unico fine di favorire la crescita di tutti.

  Tutto questo memorandum per dire che ci piacerebbe se questi giovani assumessero le loro responsabilità esponendosi ancora una volta in prima persona, perché solo loro possono garantire a loro stessi e agli altri, un futuro degno, invece di vivacchiare in attesa di una “spinta”, un degradante favoritismo. Invece di fare i lacchè al deus ex machina di turno che getta nei loro occhi solo fumo, che li svilisce, umilia, relega puntualmente ai margini.

  Svegliatevi, cari ragazzi, forse non vincerete, forse li caccerete la prossima volta, ma potrete comunque andar fieri di averci provato.

 

Senza compromessi, senza vendersi al miglior offerente, senza aspettare il “panariegliu” calato dal cielo. Il futuro siete voi, cominciate a costruirlo già oggi.

  Il sottoscritto non è un giovane e vale soltanto il suo voto. Ve lo darebbe di cuore e allora sentirebbe qualche anno di meno gravargli sulla schiena.

Nicola Aurilio

Scritto da:

NICOLA AURILIO

Nicola Aurilio
Nasce a Casale di Carinola, un paese del Casertano, in marzo del 1947. Prima dei cinque anni viene colpito da una grave forma di polio-
mielite, in seguito alla quale
subisce una serie di interventi chirurgici, prima a Bologna e poi a Firenze. Ricomincia a camminare con protesi ortopediche, fin oltre i 50 anni, poi anche questa parziale riabilitazione cessa di avere effetto. Tali condizioni impediscono di andare a scuola e impara a leggere e scrivere da puro autodidatta. Si appassiona molto all'enigmista, in tutte le sue varietà, e presto debutta come autore, con una preferenza per i giochi in versi (enigmi, sciarade, indovinelli, ecc.). Pubblica quattro volumetti di poesia. Collabora a vari periodici enigmistici e non, cura alcuni lavori di altri autori, specialmente in prosa. Con lo pseudonimo di Ilion, riporta moltissimi premi in concorsi enigmistici e alcuni anche in campo poetico.
Per oltre trent'anni gestisce l'unica edicola del suo paese.
Ora dà alle stampe questa sua fatica nel campo sfingico, nata in tre-quattro mesi, che fa seguito a un altro volume edito nel 2000.