LA PROTESTA Qualche giorno fa leggevo il bel volume di Lanfranco Pesci “Le Reliquie dei Templari”,

certo un interessante opera fantasy, in quanto tale lontana dalla realtà… Eppure…

Ecco che proprio in Germania, Francia, Belgio e Italia si sono iniziati a sentire i primi sinistri scricchiolii degni dell’opera sopra citata; a Bruxelles, una volta pacifica, si è assistito financo al lancio di latte contro le mura dell’Europarlamento e all’abbattimento dispregiativo della statua del famoso industriale belga del xix secolo John Cockerill.

Inoltre sempre a Bruxelles sono persino divampati roghi, accesi presso la Sede dell’UE, ed è solo da sperare che ciò non abbia a ripetersi.

All’inizio della protesta in Germania certo non erano carri armati ma solo roboanti trattori, eppure l’aspetto della cosa non lasciava tranquilli ed era difficile esserlo se la protesta veniva presa in mano proprio dalle destre; non erano solo conducenti di trattori ma anche ferrovieri e compagnia cantando non meno arrabbiati e irosi.

Fortuna che si trattava solo di spettrali epigoni dei nostri cari e ridicoli Sturmtruppen.

Ma appena il colore delle proteste sembra dissolversi, queste restano e si globalizzano; ed ecco la rivolta dei trattori nella poco stabile e traballante Europa sgrassata per quanto possibile da ogni macchia ideologica.

Il green e la transizione ecologica possono andare a farsi benedire insieme ai loro propugnatori e non se ne parli neppure se questi obiettivi comportano tagli alle agevolazioni e soprattutto ai sussidi sul gasolio.

Proprio questo aspetto ha reso furenti i conducenti di inquinanti trattori e altri non meno nocivi e fracassanti veicoli, ai quali si affiancano molte altre categorie di lavoratori; insomma qualcosa si è rotto e levato scuotendo molte nazioni.

Ovviamente le loro richieste sono varie e diversamente gravose in base alla provenienza geografica e non solo.

Cerchiamo di tracciare un po’ i confini della complessa vicenda di cui ci si occupa per renderla più intelligibile e un po’ meno ostica.

È infatti opportuno sottolineare che le ragioni della protesta di paesi come la Polonia, la Romania, l’Ungheria, risiedono piuttosto nella difficoltà di collocare i loro prodotti sul mercato, stante il favor assicurato a beni ucraini il cui basso costo sbaraglia l’altrui possibilità di accedere a un mercato concorrenziale che non sia alterato.

Stando così le cose, la politica cerca di mettere cappelli a destra e manca per placare i ferventi spiriti e tentare di raccattare qualche merito e viste le prossime scadenze elettorali anche qualche voto.

In fondo i vari contestatori europei chiederebbero solo che si intervenisse nel settore agroalimentare: già, ma cosa chiedono?

Ed ecco uno dei punti dolenti: i nostri trattoristi vorrebbero che non vi fosse alcuna sacrosanta sospensione delle attività necessaria a consentire a un esausto terreno di riposare e essere pronto a divenire maggiormente fertile e produttivo; in Francia, invece, gli inferociti agricoltori protestano, in primo luogo, per essere sottopagati e subito dopo per essere costretti a fare i conti con questa rottura di scatole della tutela ambientale.

Ma vi sono criticità che i francesi condividono con tutti gli altri attori europei della protesta; l’aspetto per loro più rilevante ruota essenzialmente intorno ai ritardi nel pagamento dei sussidi promessi a vario titolo; seguono poi, ancora, l’aumento del costo del gasolio agricolo, la concorrenza delle importazioni più a buon mercato, il costo della vita, i costi imposti da una
burocrazia farraginosa; raramente citato in maniera esplicita si aggira poi nei vari siti di protesta un fantasma chiamato agricoltura green o agricoltura sostenibile, che vorrebbe si buttasse un occhio alla salute delle persone, di questa generazione e delle generazioni future, opinione che i contestatori vedono come il fumo negli occhi.

Molti governi, come quello italiano, hanno trovato la soluzione finale, facendo ipocritamente spallucce e girandosi dall’altra parte attribuendo la colpa di ogni cosa su colei che è causa di tutto: l’UE, della quale si affrettano a dichiararsi fedelissimi sostenitori e ciò basta.

Dimitri Maria PIERRI