Associazione Mondragone Bene Comune
Comunicato stampa 08/09/2025

Si può ancora intervenire per fermare lo “scandalo dell’acqua” in Campania e in Terra di Lavoro
Mentre le istituzioni di controllo e vigilanza continuano il loro incredibile letargo, i servizi essenziali continuano nei nostri territori a ricevere colpi mortali. Da qualche giorno anche qualche distratto partito provinciale si è accorto dello sfascio del sistema idrico di Terra di Lavoro, prendendo coscienza che si rischia di svendere l’acqua pubblica, tradendo il referendum del 12 e 13 giugno 2011, quando 26 milioni di cittadini italiani sancirono che sull’acqua non si sarebbe potuto più fare profitto. Dicendo NO ad una norma relativa alla tariffa dell’acqua, che prevedeva l’adeguata remunerazione del capitale investito, gli italiani decisero che sull’acqua non ci possono essere margini di guadagno, non ci può essere finanza speculativa o business, poiché “il diritto all’acqua potabile e sicura ed ai servizi igienici” – come sancito dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 26 luglio 2010 – è “un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”. Se si esclude CasertaCE (e sporadicamente qualche altro organo d’informazione) e al netto delle nostre prese di posizione (questa è una delle ultime: https://ilgiornalepopolare.it/il-caso-dellex-consorzio-idrico-di-terra-di-lavoro-spa-illegittima-tra-abusi-e-50-milioni-di-euro-persi/), lo “scandalo” del Consorzio Idrico, travolto da debiti insostenibili (ma la Corte dei conti si è mai occupata di tali debiti?), è stato per anni avvolto dalle nebbie più fitte. Abbiamo denunciato con forza il silenzio che ha avvolto la trasformazione dell’ex Consorzio Idrico “Terra di Lavoro” in “I.T.L. S.P.А” poiché, a nostro avviso, quella trasformazione è illegittima in quanto avvenuta senza il coinvolgimento dei Consigli comunali dei Comuni aderenti all’ex Consorzio. Si, è vero che il comma 7-bis dell’Art. 115 del TUEL, che si riferisce alla trasformazione di un consorzio in una società di capitali, stabilisce che le deliberazioni sono adottate a maggioranza dei componenti dell’assemblea consortile (qualora però lo scopo sociale non sia cambiato, ma nel nostro caso, invece, lo scopo è cambiato eccome!). Ma lo stesso comma 7bis stabilisce anche che “gli enti locali che non intendono partecipare alla nuova società hanno diritto alla liquidazione della loro quota di capitale”. Quindi, significa che comunque prioritariamente l’Ente (il Consiglio comunale) avrebbe dovuto decidere se partecipare o meno alla nuova società. E qui casca l’asino, nel senso che i Consigli comunali non sono mai stati chiamati a pronunciarsi su tale adesione alla Spa. Quindi, occorre rimettere in discussione le procedure che hanno portato alla fine del Consorzio e alla nascita della Spa e bisogna soprattutto richiamarsi all’esito referendario e dire: NO “Società benefit”, ma acqua realmente pubblica! Chiediamo supporto al Forum Italiano dei Movimenti Per l’Acqua (https://www.acquabenecomune.org/), già impegnato per il ritiro della sciagurata delibera della Giunta regionale della Campania n. 399 del 25.07.2024 con la quale De Luca (quando finalmente ci libereremo di questo vecchio e fallito politicante e dei suoi uomini disseminati sul territorio sarà sempre troppo tardi!) vuole costituire la Società “Grandi Reti Idriche Campane Spa” per gestire la Grande Adduzione Primaria, vendendo ai privati il 49% delle nostre preziosissime fonti. E uniamoci alle storiche battaglie che sull’acqua pubblica da tempo porta aventi padre Alex Zanotelli (https://www.acquabenecomune.org/notizie/nazionali/3900-appello-di-padre-alex-zanotelli-acqua-il-popolo-e-sovrano-o-no), affinché venga scongiurata la privatizzazione dell’acqua in Terra di Lavoro.
C’è poi tutta la cattiva gestione dell’ex Consorzio idrico, delle reti colabrodo e degli ingenti debiti accumulati, su cui occorrerebbe far intervenire la Procura della Corte dei conti. E’ su questa piattaforma che partiti, movimenti, cittadine e cittadini della provincia di Caserta dovrebbero agire per fermare il disastro che stanno portando avanti.