PROCURA DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere COMUNICATO STAMPA odierna, i militari del Comando Provinciale dei

Carabinieri di Caserta e della Compagnia dei Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, unitamente al personale di Polizia Giudiziaria del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, hanno eseguito n. 52 ordinanze applicative di misure cautelari personali nei confronti di altrettante persone in servizio presso diversi uffici del Dipartimento dcll’amministrazione Penitenziaria della Campania, principalmente presso la Casa Cireondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capra Vetere.

I Pubblici Ufficiali sono gravemente indiziati – a seconda delle loro diverse rispettive posizioni e partecipazioni soggettive, a seguire meglio specificate – dei delitti di concorso in molteplici torture falso in atto pubblico (; i c depistaggio. degli indagati fino ad una circondariale di S.M.C.V. e della deeli srativo Traduzioni e Piantonamenti del Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano/Comandante del di Supporto agli interventi”, del Comandante Dirigente pro tempore della Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, della Commissaria Capo Responsabile del Reparto Nilo del medesimo istituto, di un sostituto commissario, di Ire ispettori Coordinatori Sorveglianza Generale presso l’istituto e di n. 11 assistenti/agenti della polizia penitenziaria, sempre in servizio presso la Casa Cireondariale di aut la nt d ttl d 11 asoei iaria. Nucleo Regionale di Napoli, del Provvedit Le indagini erano originate dagli eventi del 6 aprile 2020, successivi ta di alcuni detenuti ristretti presso la Casa Cireondariale di Santa Maria C ed il 5 aprile 2020, episodi che rappresentano l’antecedente rile ti del Reparto “Tevere” – diverso da quello ove poi si consumeranno le violenze del 6 aprile -dopo aver fruito dell’orario di passeggio, rifiutava di far rientro nel Reparto, protestando per la restrizione dei colloqui personali imposta dalle misure di contenimento del contagio COVID 19, senza che peraltro si verificassero tangibili danni a strutture o forme di violenza, in assenza di denunce sul punto. Il 5 aprile 2020, seguiva poi una ulteriore protesta, operata da un numero imprecisato di detenuti del Reparto Nilo ed attuata mediante un barricamento delle persone ivi ristrette, motivata dalle preoccupazioni insorte alla notizia del pericolo di contagio conseguente alla positività di un detenuto al virus COVID-19.
L’iniziativa rientrava nella tarda serata anche mediante l’opera dal personale di Polizia Penitenziaria del carcere. All’esito della seconda protestB, nella giornata del 6 Provveditore Regionale per la Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere, “Gruppo di Supporto agli interventi”, Gruppo Ìstitu: nei confronti di circa n. 292 persone recluse presso la Casa Cireondariale di S. Maria Capua Vetere, detenuti allocati nel Reparto Nilo. All’esito della successiva acquisizione delle immagini tratte dall’impianto di vidco-sorvegliana ritraenti alcune fasi del relativo svolgimento – prova documentale confermata da numerose audizioni delle carcere e appagare presunte aspettative del personale di Polizia Penitenziaria (dalle chat tratte dai dispositivi smartphone, poi sequestrati, emergeva la reale causale, ossia dare il segnale minimo per riprendersi !’istituto all’offesa ovvero altri oggetti non detenibili, ma, per la quasi totalità dei casi, le immagini della video sorveglianza rendevano un realtà caratterizzata dalla consumazione massificata di condotte violente, degradanti ed inumme, contrarie alla dignità ed a] pudore delle persone recluse. della libertà personale della Campania, datato 8 aprile operati in danno di detenuti da parte di personale di conversazioni telefoniche avvenute tra propri familiari, registrazioni che erano state pubblicate sul social A ciò faceva seguito, in data 9 aprile 2020, una manifestazione di protesta attuata all’ingresso della struttura carceraria di Santa Maria Capua Vetere da parte dei familiari di alcuni detenuti ristretti nel reparto •Wtfo”, durante la quale gli stessi lamentavano che i propri familiari erano stati oggetto di percosse ed alcuni di essi avevano riportato anche delle lesioni. Quanto denunciato trovava un successivo ulteriore riscontro nella visita ispettiva, operata dal Magistrato di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, nella serata del 09.04.2020, durante la quale alcuni dei detenuti allocati nel Reparto di isolamento Danubio – provenienti dal Reparto Nilo ed ivi trasferiti durante la sera del 6 aprile – riferivano di violenze patite, detenuti peraltro ancora recanti sul corpo i segni All’esito delle informazioni e della denuncia presentata a questa Procura della Repubblica, in data 10 aprile 2020, questo Ufficio delegava i Carabinieri della Compagnia di S.M.C.V. ad accedere presso la Casa Cirmndariale di Santa Maria Capua Vetere per estrapolare le registrazioni video disponibili, utili ad accertare la dinamica degli eventi del 5 aprile e, soprattutto, del 6 aprile 2020, cosi da appurare le modalità di svolgimento della perquisizione straordinaria. Nonostante un tentativo di ritardare o impedire l’acquiaizione delle immagini, 1-11 aprile 2020 l’intero impianto di video-sorvcglianza veniva sottnposto a sequestro; l’esito dell’estrapolazione delle immagini e la successiva visione – operata sia dai Carabinieri che personalmente dai Magistrati di questo Ufficio – risultava fondainentale alle indagini: era possibile accertare, in modo inconfutabile, la dinamica numero considerevole di detenuti, colpi inferti anche con violenza, in varie parti del corpo. Dalla visione dei filmati utili (due degli impianti di video-registrazionc erano peraltro inefficienti oscurati) emergevano chiaramente le violenze esperite, rivolte alla quasi totalità dei detenuti del Reparto del Reparto Nilo, con esclusione soltanto di una Sezione, erano stati infatti portati Ila socialità, altri nelle aree cc.dd. del passeggio. Era in modo solare che il personale di Polizia Penitenziaria aveva formato un “corridoio umano” al cui interno erano costretti a transitare indistintamente tutti i detenuti dei singoli reparti, ai quali venivano inflitti un numero impressionante di calci, pugni, schiaffi alla nuca e violenti colpi di mangmello, che le vittime non riuscivano in alcun modo ad evitare, sia per il gran numero di agenti presenti, che per gli spazi Alle violenze si sono sovente sovrapposte pratiche volntamente umilianti. Cosi, le medesime perquisiti, evidenziavano che gli agenti sovente costringevano i detenuti ad un prolungato inginocchiamento, sotto i loro ripetuti colpi, sferrati con il mangmello o con calci, pugni e schiaffl. In alcuni casi, poi, le plurime percosse infliUe ai detenuti si sono trasformate in prolungati pestaggi, durante i quali i detenuti sono stati accerchiati e colpiti da un numero csorbitante di agenti, anche quando si trovavano inermi al suolo. Paradigmatico, tra gli innumerevoli casi, era il trattamento subito da un detenuto, costretto a percorrere la sala della socialità trascinandosi in ginocchio, per essere malmenato con calci pugni c colpi di manganello; strazimte era poi, tra tante, la scena in cui il medesimo detenuto, in ginocchio, cercava di proteggere il capo dalle pcrcosse, venendo volutamente colpito da un agente con il manganello alle nocche delle dita. L’elevato grado di sofferenza fisica patito dai detenuti picchiati era immediatamente pcrcettibile gli agenti di Polizia Penitenziaria infliggevano alle vittime colpi, volutamente violenti, imprimendo notevole forza sia quando li colpivano con schiaffi, pugni e calci, sia quando utilizzavano il manganello. Sulla base, poi, delle consulenze medico-tegali disposte dal P.M. su 15 persone recinse – a distanza dalle vittime, ccchimosi violacec su varie parti del corpo, a dimostrazione dell’esbema violenza delle percosse inflitte ai detenuti, la cui acuta sofferenza patita non era dunque minimamente dubitabile. poi gli esiti delle consulenze cui erano sottoposti numerosi detenuti era accertato il loro trauma psichico, evincibile dal nairato delle vittime e dalle condizioni di estrema prostrazione psicologica e di vero e proprio terrore nei riguardi dei loro carcerieri, elemento quesfultimo attestato dalla estrema ritrosia proposizione di denunce o querele, di fatto presentate solo da una sparuta minoranza delle L’estrema brutalità delle aggressi delle percosse hanno cominciato a e, il tipo diurni! il corso della; aste dagli agenti di Polizia Le consulenze tecniche disposte dal P.M. rivelavano giorni dai fatti, avevano continuato a manifestare disturbi pc dalle aggressioni subite in occasione della Emergeva poi, da successive acquisizioni delle praticato l’obbligo della ittoposti a violenze ed indegne misure di l pomeriggio del 6 aprile 2020. ed era possibile identitic n m e punitiva e dimostrativa. Atteso che le Uniti provenienti dagli altri carceri – per lo più sconosciute ai detenuti d Sa a Mana Capua Vetere – erano quasi tutte munite di caschi e dispositivo di protezione individuale (significativamente emergeva, sullo smarlphone poi sequestrato ad uno degli indagati, la considerazione integrata da emoticon espressivo, “non sempi e il mefìato serve ai iandlft pel foi IwiaQ’), era possibile identificare esclusivamente S Mai la Capua Vetere nonché alcuni fun; Penrtenzimia,, A seguito delle dichiarazioni rese dalle identificare ulteriori agenti immortalati nelle immagini e ricostruire le vicende eliminali, si procedeva a perquisizioni ed al sequestro degli apparecchi smartphone in uso alle persone individuate come coinvolte – a vario titolo e secondo gli specifici rispettivi ruoli – nell’azione criminale e lesiva e nelle torture e maltrattamenti patite dai detenuti, principalmente – ma non esclusivuiiente – nel pomeriggio del 6 aprile 2020. Il sequestro veniva operato, contestualmente alle perquisizioni svolte nel carcere, in data 11/6/2020. [•ingresso del carcere, di fatto ostacolando il regolare svolgimento delle operazioni, ciò rendeva necessaria unalungaelaboriosa Ciò che emergeva dal sequestro degli smartphone, in particolare quanto alle comunicazioni intercorse tra gli Agenti di Polizia Penitenziaria, loro dirigenti e soggetti terzi, faceva ulteriore luce sugli eventi oggetto di indagini, sia quale autonoma prova, sia quale fondamentale riscontro delle dichiari delle vittime, quanto alla dinamica che aveva Proprio dai sequestri degli smanphom era poi possibile accertare anche ulteriori delitti, individuati – in particolare falsi ideologici, depistaggi, azione di favoreggiamento, di atti segreti, dinamica diretta ad ostacolare le indagini, tentare di sita stragiudiziali, è difficile responsabilità se non riportando i efficaci per comprendere i fatti •Allora non “Ok domate il bestiami!’ fortiina0\ “ragazzi è arrivato il messaggio da il Reparto Nilo per sempre!.tutti i detemrti chi 1S.30 ili tuta .alle qvmdici e trenta tutti in Istìlvto, si chiude fomani li devo trova tutti ammalali”. “Entro le /em. in Istituto .SI deve chiudere il Reparto Nilo x sempre, ti liemp re buone azìom e ‘niteììziwia^’), – immediatamente dopo _g[i eventi stessi (^il__sistema di Santa Ho provato in tutti l modi a proi l sì e mawiato la fosUa’ tadtare la barba a lutti… I barhvloa SìlSlSÌKS “. “Osri si sono divertili al Nilo- “abbiamo messo a tacere i vari disordmi e tutto ciò che li creava”, “E stato necessario il mcaigandlo’ “Hann kiavat i varrat a santamarijjjjj ” , “A facce i killi puork i merd”.., “Carcerati di merda”. “Orrendi, arroganti, skifosi”… “Dovrebbero crollare tutte le carceri italiane con loro iivi AL 6 aorile 2020; (“ora siamo chiusi…..ora stanno chiusi… doiiwni staniw iultavano chiari nel tutori e vittime) rionatorie 1 proprio tè figlio Na bella slanzuldla a Secandiglii e delle torture ( Da numerosissime diverse fonti – dichiarative, documentali ed mtereettazioni – era inoltre evidente che a tutti i detenuti del Reparto Nilo fosse stato impedito il ricorso alle cure mediche c terapie, inibizione illecita diretta ad evitare l’emersione delle lesioni patite dalle persone ristrette, i cui segni erano presenti; nel corso delle indagini si procedeva, infatti, a svolgere numerose consulenze tecniche medim-legali da cui significativo; molti detenuti avevano infatti riportato traumi policontusivi, ancora evidenti, localizzati alle un altro recluso un trauma fratturativo della costa, giudicato guaribili entro 40 giorni, oltre che una sguente subite dalle persone ristrette, era stata ;osl da evitare possibili rivelazioni delle Si accertava che, al medesimo scopo di occul impedita oglli comunicazione tra i detenuti vittime ai rispettivi familiari i visibili sul corpo dei detenuti nel caso si fossero consentite – come previsto dalle norme, nel periodo di contagio COVID19 – le video-chiamate; si trattava peraltro di un’ulteriore restrizione abusiva, avente peraltro m significativo impatto sulla saluto psichica dei detenuti, riducendone le possibilità relazionali affettive. Per gli abusi, pestaggi, lesioni, maltrattainenti e comportamenti degradanti ed Ìnumani, attuati nella giornata del 6 aprile 2020 ed anche a seguire, è stata ritenuta la gravila indiziaria per i delitti di concorso in Tutti i delitti risultaiio aggravati dalla minorata difesa^ dall’aver agito per motivi abietti o fatili, con crodeltà, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione pubblica, con l’uso di arma (i illi) e dell’aver concorso nei delitti un numero di persone di gran lunga superiore alle cinque unità di cui agli arti. 110, 112 comma l n.1), 613 bis comma l, 2, 4 c.p, 582, 585, in riferimento al 576 n. l) c 577 comma l n. 4), 61 n. 5, c.p. ; delitti di cui agli artt. 572, 61 nn. l), 4), 5) e 9) c.p. e delitti di cui agli artt. 110, 112 comma l n.1), 582, 585, in riferimento al 576 nn. l) e 577 comma l n. 4), 61 n. 5, c.p). di indagine che ha consentito di disvelare, in ogni suo aspetto, qudlo che è stato definito dal Giudice delle indagini preliminari “senza tema di smentita, uno dei più drammatici episodi di violenza di massa perpetrato ai danni dei detenuti in uno dei più importanti Istituti penitenziari della Campania”, “un wro e proprio uso diffuso della violenza, l’unico espediente efficace per ottenere i vfficiali ed agenti di Polizia Pemlenziaria come dei detenuti”, nonché “una orriiife Come mdkibili gravità. quelli del rifiuto a dal Gip, sono emerse “riofenze, intimidazioni ‘allro insegne per un paese civile, che annovera-fra i propri principi costituzionali 1 dei detenvti e della finalità rieducaliva della pena ” (art. 27 Cost) Con il provvedimento applicativo delle misure cautelari, coerentemente alle risultanze delle indagini e delle riprese video tratte dal circuito di videosorveglianza del carcere di S. Maria Capua Vetere, eloquenti, riproducenti per mtero l’operazione di perquisizione condotta dagli ufficiali ed agenti di Polizia Penitenziaria, era riassunta fazione, “caratterizzata da un uso massivo, indiscriminato e del Ivllo ingìvstificato di ogni sorta di violenza fisica e morale ai dami dei detenuti’, essendo acclarato che “i pestaggi non sono stati frutto di m’estemporanea escanikscenza di qualche Agente o Ufficiale di Polizia Pemlemiaria ma sono stati accuratamente pianificati e svolti con modalità lale da impedire ai detenuri di conoscere ipropri aggressori. Le vittime, infatti, erano costrette a camminare con la testa rivolta al svolo e mila sala della socialità erano posti con la faccia al maro, mentre venivano picclliali da tergo”. relazione alle singole posizioni soggettive per le quali è stata ritenuta la gravila indiziaria, ed eseguite . circondariale di S.M.C.V; L cautelari applicative deRli arresti domicili.ri nei confronti del Comandante Dirigente, pra tempore, della Polizia Pcmtenziaria di Smta Maria Capila Vetere, della Commissaria Capo Responsabile del Reparto Nilo, di quattro Coordinatori Sorveglianza Generale presso il medesimo istituto, di dieci agenti della polizia penitenziaria, tutti sempre in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V.; stessa misura veniva disposta nei confronti del Comandante del Nucleo Operativo Traduzioni c Piantonamcnti del Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano, Comandante del “Gruppo di Supporto agli interventi”, colui che aveva gestito, giungendo persino a rivendicare il merito, l’intera perquisizione. n. 3 misure cautelari dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza nei riguardi del Coordinatore Sorveglianza Generale presso l’istituto carcerario di Santa Maria Capua Vetere e di due agenti della polizia depistaggio – operate da numerosi indagati, per coprire i . a partire dal 7 aprite 2020, diversi pubblici ufficiali – UfBciali ed Agenti di Polizia Penitenziaria, – redigevano ed inoltravano una informativa di reato nei conftonti di 14 detenuti falsamente durante la perquisizione straordinaria del 6 aprile 2020, di aver dovuto operare un contenimento attivo delle persone denunciate e, con mendacio, esponendo che durante il contenimento Penitenziaria. Si trattava di false rappresentazioni, incorporate anche in due precedenti relazioni datate 6 aprile risultavano conseguenza delle violenze consumate dagli stessi Agenti, mediante pugni, schiaffi, calci c ginocchiate ai danni dei reclusi. Attraverso tali falsi atti pubblici fide facenti, gli estensori incolpavano – sapendoli innocenti – 14 detenuti per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesione, descrivendo condotte del tutto insussistenti, laddove le persone recluse erano invece state oggetto di plurime e gratuite percosse e lesioni, consumate attese le modalità della “perquisizione” svolta, per il numero degli Agenti di Polizia Penitenziaria operanti e per l’assenza di qualsiasi reazione da parte dei detenuti, impegnati soltanto a limitare le conseguenze delle plurime e reiterate percosse ed a cercare riparo dagli schiaffi, pugni, calci c colpi di manganello ricevuti. regime differenziato, maggiormente afflittivo rispetto alla il reparto Danubio, senza alcun tempestivo ed adeguato Per i reati di falso ideologico e mlunnia aggravati, consumati ai danni di 14 detenuti, anche allo , di occultare la genesi delle lesioni patite dagli stessi reclusi, facendole ingannevolmente apparire quali conseguenza della loro condotta di resistenza, venivano disposte ed eseguite le ordinanze cautelari nei confronti di 7 persone, il Comandante Dirigente pro tempor» della Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere (arresti domiciliari), quattro Coordinatori Sorveglianza Generale presso il medesimo istituto carcerario (arresti domiciliari), un Ispettore Coordinatore del Reparto Nilo dello stesso carcere (custodia in carcere) ed al Comindante del Nucleo Operativo Traduzioni e FiantonBmenti del Centro Penitenziario di Napoli Secondiglimo/Comandante del “Gruppo di Supporto agli interventi” (arresti domiciliari). Quanto a n. 5 Agenti di Polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V le misure (n. 2 custodie cautelari m carcere, n. l an-esti domiciliari, 2 interdiuive) venivano eseguite per i reati di falso ideologico per induzione, aggravati dalla fmalità di occultare le violenze praticate sui detenuti, avendo gli stessi indagati falsamente attestato che le lesioni dagli stessi patite – per lo più relative alle piedi, utilizzate infatti per pereuotere) – avessero iioni agli arti superiori ed inferiori, per lo più mani e loro genesi nelle inesistenti aggressioni da parte di lime i aprile rione del loro utilizzo per azioni violente nel corso della perquisizione. e dinamica documentale fraudolenta era inoltre diletta ad assecondare le false relazioni redatte in successivi allo stesso 6 aprile. condotte venivano chiaramente accertate mediante le comunicazioni rinvenute sui dispositivi in sequestro, sia quanto al mandato illecito originario (le chat erano inequivoche: “Con ^ con qualcuno fidato fai tìellefolo a auaìcìie sprimra di ferro “… “/n qualche cella m assema di afa qualche penlohm su forneìlim ancl della condotta ha stovvati… .Ha detto che le foto…. Fatene giusto qualcuna. fatto delle foto eccellenti.ma anche l’ispettore ….. alquale Devo rifwe le foto_ relazione su ciò che abbiamo rinvenuto curate Ja perquisizione redatto un verbale di / Diedi dei tavoli ….Devo rifare Solo ,,,ello che ti avevo d,n dei Itioghi comuni”), venendo 8 aprile 2020, fa di locali della Casa Circondariale e del rinvenimento e laddove: all’epoca fosse disposto alcun informativa di reato, atti mendacemente espositivi dell’effettuazione di una straordinaria in data 8 aprile e del sequestro degli ulteriori oggetti atti ad offendere – mai real in quella data ma soltanto nella sera del 5 aprile -, ricondotti alla data del 6 aprile al ulteriormente la falsa accusa di resistenza e lesioni a Pubblici Ufficiali ed occultare le viol dalle Unità di Polizia Penitenziaria. Per i reati di falso ideologico e depistaggio aggravato venivano disposte ed eseguite le ordinanze cautelari nei confronti di 7 persone, in particolare del il Comandante Dirigente pro tómpore della Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere (con applicazione degli arresti domiciliari), del Commissario Capo Responsabile del Reparto Nilo, ddl’Ispettore Coordinatore del Reparto Nilo (con applicazione della della misura interdittiva, per l’altro), tutti in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V. nonché del Comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Fiantonamenti del Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano (con applicazione degli arresti domiciliari) c della comandante del Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziaria, Nucleo Regionale di Napoli (per il solo delitto di falso ideologico aggravato, con applicazione della misura interdittiva), Conseguentemente alla predisposizione di false fotografie rappresentative del rinvenimento di un arsenale di strumenti atti ad offendere (eccedente di gran lunga quello poi oggetto di sequestro del 8 aprile) nonché di olio e liquidi bollenti, preparati all’intemo di pentole e padelle, poste su fomelli per essere utilizzati ai danni degli Agenti di Polizia Penitenziaria (fotografie queste ultime scattate abusivamente ed artatamente all’intemo di celle vuote, sfruttando [‘assenza dei detenuti), veniva attuato una messa in scena finalizzata ad accreditare la tesi secondo cui le lesioni subite dai detenuti fossero causate dalla necessità di vincere la loro resistenza, fotografie inviate attraverso l’applicativo whatsapp ed acquisite a seguito del sequestro degli smartphone degli indagati. Secondigliano, ritenuto uno Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, Nucleo Regionale di Napoli e dunque trasmesse alla Polizia Giudiziaria procedente nelle indagini, facendole falsamcnte apparire come allegate alla relazione redatta dal Comandante del NOPT dd Centro Penitenziario di Napoli Swondigliano. Ancora, a seguire, le stesse fotografie mmomesse venivano prodotte dal Provveditore Regionale per la Campania, Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, produzione operata allo scopo di giustificare postumamente la perquisizione del 6 aprile 2020 e le violenze avvenute nella medesima data. elemento di prova, azione diretta ad occultare c conseguire l’impunità dei delitti oggetto delle mdagini. Ulteriori condotte di depistaggio e frode processuale venivano attuate dagli indagati, sempre al fine di tentare di fornire una giustificazione, in tempi postumi, la perquisizione del 6 aprile 2020 e le violenze Dalle chat acquisite sui dispositivi smcalphone di alcuni degli indagati, si appurava che il 9 aprile 2020, erano stati acquisiti indebitamente n. 5 spezzoni delle video.reeistrazioni operate in data 5 aprile 2020- relative alla protesta per barricamcnto – spezzoni che erano stati alterati mediante diminuiom dell’audio e della data ed orario di creazione, in modo da renderla coerente con quanto riportato nella falsa relazione del Comandante del NOTP di Napoli Secondigliano del 6 aprile 2020 in mi simulava di aver visionato, in tempo reale, ed acquisito gli spezzoni del video il medesimo 5 aprile, così artefacendo, con post, NIC, Nucleo Regionale di Napoli – servizio i facendole apparire falsamente come allegati Napoli Secondigliano, simulando dunque una intazione, gli spezzoni erano trasmessi dalla comandante de] Polizia Giudiziaria – ai Carabinieri procedenti nelle indagini, l precedente relazione redatta dal Comandante del NOTP di dinamica totalmente inesistente. Ancora, a seguire, gli stessi spezzoni di video venivano prodotti dal Provveditore Regionale per la Campania allo scopo di giustificare le violenze avvenute nella medesima data, facendole apparire come volte a vincere la resistenza dei detenuti. Per i deliui di depistaggio aggravato dalla alterazione di documenti, venivano disposte n, 4 ordinanze cautelare nei confronti del Comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti del Centro Penitenziario di Napoli Sccondigliano (con applicazione degli arresti domiciliari), della ci investigativo centrale della polizia penitenziaria, Nucleo Regionale di Napoli, del Provveditore Regionale per la Campania e di uil assistente capo del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti di Napoli Secondigliano (con applicazione, per i tre, della misura interdiuiva). Ulteriori falsi ideologici erano confezionati, in tempi postumi e prossimi al 20 aprile 2020, lila notte del 5 aprile ed antecedente alla perquisizionc del 6 aprile pomeriggio. Tale relazione, richiesta dal Provveditore Regionale per la Campania ed allo stesso trasmessa, veniva :a dallo stesso per descrivere circostanze e fatti del tutto irreali, collocati temporalmente in modo da una giustificazione, in tempi postumi, alla perquiaizione del 6 aprile 2020 ed alle violenze consumate. Per il delitto di falso ideologico, Secondigliano, del Coordinatore di Sorveglianza ste n. 3 ordinanze di misura cautelare nei confronti Piantommenti del Centro Pmitenziario di Napoli presso l’istituto carcerario di Santa Maria Capila domiciliari) e del Provveditore Regionale per la Campania (con applicazione della ] dispositivi smartphoae comandante del Nucleo Regionale della Cainpmia, i quali, avendo oggetto d’indagine, sulla base delle indagini, emergevano le condotte di male della Polizia Penitenziaria di Napoli Napoli Secondigliano e numerosi Agenti della Polizia Penitenziaria, omettevano ogni alle relative responsabilità, per le condotte del 6 aprile, La condotta di favoreggiamento veniva attuata dalla comandante del N1C, Nucleo Investigativo Regionale di Napoli anche prospettando indagini finalizzate esclusivamente ad acquisire elementi potenzialmente favorevoli al Comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Fiantonamenti di Napoli Sccondiglimo – pretermettendo contestualmente ogni informazione di quelli a carico – fornendo informazioni sulla dinamica delle indagini ed agevolando l’acquisizione di atti. Dal sequesb-o di diversi dispositivi smartphom emergevano, infatti, le rivelazioni di atti segreti o risenati nonché informazioni sullo svolgimento delle indagini preliminari (informazioni sull ‘accesso, m data JO aprile, dei Carabinieri presso la Casa Circondariale di SMCV dirette all’acquisizione , su delega del P.M., delle video-registrazioni interne; informazioni sulle iniziative dei Carabinieri deìegati all’acquisizione delle immagini registrate dal sistema di video-sorveglianza: mformazioni sullo svilvppo delle indagini, fe !’iniziativa della prossima richiesta di acqvisizione tabulati dei cellulari sequestrati in data 6 e della successiva richiesta inoltrata al Pubblico Ministero; informazioni sullo sviluppo delle completezza della registrazioni delle video riprese relative alle violenze del 6 aprile, informazioni sul contenuto di una Mega d’indagme ricevuta dal P.M.. scgnatammte quanto all’estensione dell’indagme rispetto agli elenchi dd personale della Polizia Penitenziaria da identificare quale panecipe della perquisiziane del 6 aprile 2020; mformazioni siilh sviluppo delle indagini relative all’assvnzione della deposizione di lili detenuto e sulla personalità della persona interrogata) dati rilevanti dello svolgimento di attività istruttoria, al fine di favori per i reati di favoreggiamento p nal n investigativo centrale della poi Regionale di Napoli c Regionale Santa Maria Capua Volere, 28 g IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA Dott.ssa Maria Antonietta Troncone