Abili solo a “tirare l’acqua al proprio mulino”
Comunicato stampa dell’Associazione Mondragone Bene Comune
Le cronache della perenne propaganda regionale ci informano di una visita di due rappresentanti della regione Campania in due stabilimenti casertani di acque minerali:

http://www.casertafocus.net/home/index.php?option=com_content&view=article&id=43341:acqua-ferrarelle-zannini-e-buonavitacola-in-tour-negli-stabilimenti-di-presenzano-e-riardo-presenti-anche-il-presidente-dell-ente-d-ambito-mirra-ed-i-sindaci-maccarelli-e-fusco&catid=10:politica&Itemid=132. Nel decennale del referendum per l’acqua pubblica c’è chi lotta per cercare di salvaguardare un bene pubblico vitale (anche dai tentativi regionali di privatizzazione), chi denuncia – inascoltato- i disastri della gestione del Consorzio idrico e chi va invece ad omaggiare i privati che lucrano su tale bene comune. Capite perché non poteva essere il nostro Consigliere regionale Francesco Borrelli ad occuparsi istituzionalmente di ambiente? Il “costo dell’acqua in bottiglia” continua ad essere insostenibile per la collettività sotto il punto di vista economico e ambientale. Le Regioni incassano dalle aziende cifre irrisorie, insufficienti a ricoprire anche solo le spese sostenute per la gestione amministrativa delle concessioni o per i controlli, mentre le aziende imbottigliatrici- che pagano per la concessione tariffe bassissime- realizzano enormi profitti. Nel lontano novembre 2006 la Conferenza delle Regioni approvò il “Documento di indirizzo delle regioni italiane in materia di acque minerali naturali e di sorgente”, che prevedeva tre tariffe: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa. Dal 2006 ad oggi 11 Regioni hanno rivisto la normativa, ma solo 5 lo hanno fatto adeguando i canoni alle linee guida nazionali. E tra queste non c’è la Campania, ove sono 10 le concessioni attive per un totale di 513 ettari di aree date in affidamento. Se la Campania, che oggi prevede uno dei canoni più bassi per metro cubo imbottigliato sebbene sia tra le regioni dove si imbottigliano le maggiori quantità di acqua minerale (1 miliardo di litri all’anno), portasse la misura del canone a 2,5 euro per metro cubo, potrebbe incassare 2,5 milioni di euro all’anno, rispetto ai 300.000 euro attuali. Nella nostra regione si è passati da 38,66 euro per ettaro del 2014 a 39,11 euro/ha attuali e da 0,30 euro a 1,00 euro per metro cubo di acqua imbottigliata (sono inoltre previsti molteplici criteri per la riduzione del canone del 50% tra i quali anche l’utilizzo delle aziende del vetro con modalità vuoto a rendere: un’attenzione che fa sicuramente bene all’ambiente, peccato però che il prezzo al consumatore finale non cambi mai), ma siamo ancora molto lontani dalla proposta dei 20 euro/metrocubo, ovvero 2 centesimi al litro, che tanti, a partire da Legambiente, propongono. Guadagnano tantissimo su un bene comune e scaricano sulla collettività un enorme impatto ambientale legato all’imbottigliamento e al trasporto. Cari amici, c’è chi si batte da anni -come può e sa – per il bene comune, ricevendo sistematicamente uno scarso (se non addirittura nullo) riscontro di adesione. E c’è chi si occupa solo dei benefici di qualcuno e sistematicamente viene premiato con migliaia di voti. Converrete con noi che c’è qualcosa che proprio non va. Che ne dite?