BALCONI

Anni fa mi trovavo a Chianciano. Grande fu la mia meraviglia nello scoprire piazze,

vie, case, adorne di mille fiori.

Fiori sopra balconi e finestre, fiori dentro mezzi vasi attaccati ai muri. Una fantasmagoria di colori e profumi che confortava vista e olfatto.

Abituato alla desolazione dei nostri luoghi, mi parve un miracolo quella bellezza che ristorava occhi e cuore. Una bellezza che potremmo regalarci gratis anche noi, utilizzando semi, ramoscelli capaci di radicare, talee e bulbi che ancora qualcuno possiede ed è disposto a donare.

Riempire di fiori davanzali, balconi, spazi inutilizzati, sarebbe un magnifico dono da fare a noi stessi e ai paesi.
Un tempo non era così. Anche in queste contrade si vedevano rose, garofani, viole, zinnie, ecc. che prosperavano in vasi di recupero, come scatole di tonno, barattoli vuotati del contenuto, pignatte malconce e ogni altro recipiente utile. Quella povera gente, con mezzi di fortuna, si adoperare per migliorare le proprie condizioni, perché non di solo pane si vive.

Perché non farlo anche ora? Perché non dare lustro con un rampicante a una parete screpolata e rendere più decorose le nostre case?

Il decoro urbano arricchisce tutti e rende l’ambiente in cui viviamo più confortevole, quindi non è un mero capriccio, ma pratica che migliora le nostre vite.

La bellezza, cantata dai poeti e dagli esteti, è una componente importante della nostra quotidianità.

Perché contentarsi esclusivamente delle pur importanti cose materiali? Non si lesina per procurarsi certi beni, come televisori con migliaia di canali, condizionatori che ci fanno vivere in casa con una sola maglietta addossa anche d’inverno, quintali di pessima carne per allegre (?) grigliate, auto che spesso servono solo a ostentare un benessere di facciata, e mi fermo qui poiché l’elenco potrebbe continuare davvero a lungo. Un geranio richiede un pugno di terra e un goccio d’acqua e in cambio ci dona una profusione di magnifiche fioriture che durano per tutta l’estate, anche se non sono fiori da consumare impanati e fritti, come quelli di zucca, ma comunque capaci di offrirci doni preziosi.

Nicola AURILIO

Scritto da:

NICOLA AURILIO

Nicola Aurilio
Nasce a Casale di Carinola, un paese del Casertano, in marzo del 1947. Prima dei cinque anni viene colpito da una grave forma di polio-
mielite, in seguito alla quale
subisce una serie di interventi chirurgici, prima a Bologna e poi a Firenze. Ricomincia a camminare con protesi ortopediche, fin oltre i 50 anni, poi anche questa parziale riabilitazione cessa di avere effetto. Tali condizioni impediscono di andare a scuola e impara a leggere e scrivere da puro autodidatta. Si appassiona molto all'enigmista, in tutte le sue varietà, e presto debutta come autore, con una preferenza per i giochi in versi (enigmi, sciarade, indovinelli, ecc.). Pubblica quattro volumetti di poesia. Collabora a vari periodici enigmistici e non, cura alcuni lavori di altri autori, specialmente in prosa. Con lo pseudonimo di Ilion, riporta moltissimi premi in concorsi enigmistici e alcuni anche in campo poetico.
Per oltre trent'anni gestisce l'unica edicola del suo paese.
Ora dà alle stampe questa sua fatica nel campo sfingico, nata in tre-quattro mesi, che fa seguito a un altro volume edito nel 2000.