All’indomani della seconda (consecutiva) mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale sembra

partita, tra opinionisti e pubblico, una sorta di “caccia alle streghe” per il numero di stranieri in Serie A.

Il campionato transalpino (un esempio a caso ndr) è considerato spesso, nei “salotti del calcio” nostrani, un torneo “poco allenante” ed è infarcito di stranieri almeno quanto la nostra Serie A… ma la Francia è Campione del Mondo in carica.

Quindi non è la limitazione degli stranieri il problema.

E’ altro.

Sicuramente in Italia c’è meno coraggio nel far esordire giovani ma non dimentichiamo che Rivera, quando davvero il calcio italiano era ultra-conservatore, esordì a quindici anni in Serie A (2 giugno 1959 ndr). E non è un caso isolato.

Cosa voglio dire?

Voglio dire che la qualità emerge, quando c’è. Ma se scarseggia non puoi pretendere di trasformare le carote in diamanti.

A volte bisogna anche accettare il fatto che ci siano carenze di talenti all’altezza di certi palcoscenici. Anche per lunghi periodi di tempo.

Certamente il problema dei vivai, in Italia, c’è ma non sono la panacea di tutti i mali e se spesso finiscono per accogliere anche tanti ragazzini stranieri è anche perché, a livello nazionale, la carenza di talenti è reale.

Insomma, ogni tanto dovremmo semplicemente accettare la realtà per quella che è, senza nasconderci dietro un dito.

Anche stavolta non abbiamo meritato di andare ai Mondiali ed infatti non ci andremo. Tutto qua.

Giulio Ceraldi

#ForzaNapoliSempre

ciucciomaglianapoli | 25/03/2022 alle 17:39 | Etichette: Eliminazione, Mondiali, Nazionale, Qualificazioni Mondiali | Categorie: Editoriale | URL: https://wp.me/p8fbH9-DJ

Scritto da:

Vincenzo Ceraldi

Avvocato cassazionista blogger da oltre un ventennio innamorato della sua terra e della sua famiglia che lo corrisponde! Amministratore comunale dal 2003 al 2008.