Non facciamo calare il sipario sul dissesto e sul “disastro rifiuti”
In coda alcune domande sul futuro della nostra sanità

Comunicato Stampa dell’Associazione Mondragone Bene Comune
Sul bilancio comunale che Pacifico in quattro anni e poco più ha portato definitivamente al dissesto, sui gravissimi errori degli uffici preposti al bilancio e sulla denuncia dell’ex Assessore all’Ambiente in ordine al mancato rispetto delle clausole contrattuali da parte della ditta incaricata del servizio rifiuti e sulla presunta inerzia degli uffici comunali nell’attività di controllo (denuncia alla base delle sue dimissioni) non deve assolutamente calare il sipario. Si tratta di questioni troppo importanti, assolutamente inaggirabili e men che mai attraverso “una piazzata” qualsiasi. Non vanno affatto sottovalutate -per esempio- le dichiarazioni del Consigliere comunale di minoranza, Alessandro Pagliaro, con le quali ha evidenziato il profilo d’illegittimità degli atti approvati di recente in Consiglio comunale dalla maggioranza di Virgilio Pacifico per cercare di mettere una pezza ai gravissimi errori fatti sul bilancio nel recente passato e, soprattutto, per correre ai ripari circa la sottostima del disavanzo. È vero che Arconet, con la Faq n. 47 dello scorso 17 marzo 2021, si era espressa in senso favorevole a una modifica del risultato di amministrazione, specificando che tutti gli allegati al rendiconto possono essere rettificati con le modalità previste per l’approvazione del rendiconto stesso. Tuttavia, è noto come la Corte dei conti si sia sempre dimostrata contraria ad una modifica del rendiconto, in forza dell’intangibilità dello stesso sancita per legge fin dall’articolo 150 del Regio decreto n. 827/1924 (secondo cui «Il rendiconto generale una volta chiuso ed approvato per legge è intangibile, né può essere modificato in nessuna delle sue parti»). Ma è soprattutto l’Alta Corte ad essersi espressa in più di un’occasione contro la modifica di un rendiconto già approvato (e nel nostro caso anche da un bel po’). La Corte costituzionale lo ha fatto da ultimo anche attraverso la sentenza n. 80/2021, stabilendo che il risultato di amministrazione secondo i canoni di legge e in conformità al principio tempus regit actum, è determinato facendo applicazione delle norme vigenti nel corso dell’esercizio in cui è maturato, senza necessità che fatti o norme successive ne impongano la riapprovazione. Nel nostro (nefasto) caso non va neppure trascurato poi il fatto che il Collegio dei revisori abbia espresso parere favorevole sugli atti di rettifica dei due rendiconti 2019 e 2020 chiedendo espressamente la riapprovazione contestuale del piano di rientro, senza però aver preso visione di tale piano e senza aver espresso parere su di esso (sul comportamento nel tempo dei revisori ci sarebbe comunque molto da dire e da fare …). Un piano di rientro a nostro avviso ridicolo: non siamo neppure ai “pannicelli caldi”. Farebbe bene la minoranza consiliare di Giovanni Schiappa ed Achille Cennami a chiamare direttamente in causa su tutta questa incredibile vicenda la Procura della Corte dei conti. Se non altro per scongiurare che la pezza che questi signori hanno cercato di cucire si riveli peggiore del buco ed abbia il solo obiettivo di tirare a campare, avvelenando però i pozzi per chi verrà dopo di loro. Sui rifiuti e sulle dimissioni dell’Assessore all’Ambiente si continua, invece, a far finta di niente. Eppure, quanto scritto in un manifesto affisso per la città dall’ex Assessore e dal suo movimento politico meriterebbe non solo un acceso dibattito pubblico e una presa di posizione da parte di tutti i Consiglieri comunali, ma anche iniziative da parte delle diverse Magistrature. In questi giorni un nostro attento lettore ci ha segnalato questo articolo: https://www.thereportzone.it/comuni/mondragone/rifiuti-a-mondragone-passaggio-di-cantiere-avvenuto-federico-giornata-storica/. Era il marzo dello scorso anno e l’allora Assessore all’Ambiente Antonio Federico (che l’AMBC ha difeso anche nel momento in cui gli fu maldestramente imposto di farsi da parte) dichiarava con entusiasmo l’avvenuto passaggio di consegne (senza dirci però cosa avesse fatto cambiare idea alla ditta che fino a poco tempo prima si rifiutava di subentrare, denunciando l’aumento di personale da accollarsi rispetto a quanto previsto dal capitolato) e, soprattutto, che partiva una “nuova era” per i rifiuti e: “un servizio caratterizzato da tutte le dotazioni tecniche e tecnologiche necessarie per l’applicazione del capitolato speciale d’appalto (app per il controllo da remoto dei passaggi e lettori di tag per il riconoscimento delle utenze) consentendo così di passare con agilità alla tariffazione puntuale”. Noi, malfidati come sempre, andammo a chiedere di queste annunciate mirabilia ad un nostro amico, Gianfranco Taglialatela, un tecnico molto stimato, un vero e proprio “geniaccio”, che per conto di una primaria società italiana gira per lo Stivale in lungo e in largo proprio per implementare queste tecnologie, anche e soprattutto per il settore dei rifiuti. E il caro Gianfranco Taglialatela sulla situazione mondragonese e sulle dichiarazioni di Federico si limitò elegantemente a “fare spallucce”, cogliendo però l’occasione per illustrarci quanto da tempo lui va facendo per permettere a tanti Comuni e/o a Società che per questi lavorano l’identificazione delle utenze e la quantità dei rifiuti da esse prodotti, elementi indispensabili per passare ad una tariffazione puntuale ma anche per limitare e addirittura sconfiggere l’eterna evasione e per migliorare- in definitiva- l’efficienza e l’efficacia del servizio. Ci piacerebbe oggi sapere dall’ex Assessore Antonio Federico cosa non abbia funzionato e perché ciò che lui entusiasticamente dichiarava un anno e mezzo fa non si è affatto realizzato. E già che c’è potrebbe anche spendere qualche parola sulle dimissioni del suo successore, sulle motivazioni alla base di esse e su tutta la “partita” dei rifiuti, essendo stato per tre anni e per conto della stessa lista (ora dicono movimento politico) un “attore protagonista” del settore. Per andare nel futuro, caro avvocato Federico, occorre partire con il piede giusto. E mentre una città smarrita rischia definitivamente di implodere sotto i colpi di un bilancio dissestato e di un pessimo servizio rifiuti, il “duo regionale peripatetico” (che la serietà non sa neppure dove sia di casa) dopo aver rotto per anni i “cabasisi” con la Bandiera blu e il Master Plan ora ha aggiunto alla loro insopportabile e martellante cantilena propagandistica un nuovo “motivetto che seduce e incanta e che fa dudu-dudu-dudu-du…”: il PNRR e la promessa di un “Ospedale di comunità” (promessa priva di qualsiasi seria analisi e proposta sul ridisegno complessivo della sanità territoriale che tenga conto delle Case della Comunità, dell’assistenza domiciliare e delle cure intermedie). Sappiamo che il PNRR prevede in Italia 1.288 Case della Comunità da tirare su entro la metà del 2026 (che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove), circa 380 Ospedali di Comunità di 20/40 posti letto e a gestione prevalentemente infermieristica e 602 Centrali Operative Territoriali (COT), una in ogni distretto, con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza-urgenza. Quindi, di cosa stiamo parlando? Ma ci sono -soprattutto- domande di fondo alle quali i 2 nel loro permanente Carosello non rispondono: come si vuole agire, in una cornice pubblica (che noi condividiamo) o in una cornice privata? E come si tiene questo annuncio (per ora di pura propaganda) con la Clinica privata convenzionata “Casa di cura Padre Pio”?