Caos e disinformazione accompagnano anche questa fase della pandemia e la campagna vaccinale. Frastornati dal quotidiano chiacchiericcio televisivo e social, a livello locale si naviga a vista e l’unica fonte di informazione sulla campagna vaccinale continua ad essere il “povero”

medico di famiglia. Da oltre un anno l’AMBC contesta al sindaco Pacifico l’inerzia o l’inappropriatezza con le quali ha affrontato il Covid-19, lasciando ad altri l’essenziale attività di comunicazione (ma perché deve essere l’assessore ai lavori pubblici a fornire alla città alcuni dati sulla pandemia?), oppure limitandosi a saltuari comunicati privi di una strategia comunicativa e di un relativo progetto permanente. E l’inefficienza del sindaco è andata di pari passo con quella del Distretto dell’ASL. Eppure, bastava veramente molto poco (soprattutto sensibilità e cultura) per mettere a punto un servizio informativo comunale. Anche sulle vaccinazioni tanti comuni si sono dati da fare. Ci limitiamo a soli 2 esempi tra i tanti: la città di Lucca che ha attivato un servizio di prenotazione: http://www.comune.lucca.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/22284 e il comune di San Lazzaro di Savena che ha strutturato per le vaccinazioni una pagina web sul proprio sito istituzionale: https://www.comune.sanlazzaro.bo.it/aree-tematiche/il-comune/comunicazione/notizie/vaccini-come-e-quando-prenotare-per-ogni-fascia-deta. Ma il Covid-19, oltre a tanti morti e a tantissimi malati, ha determinato anche tante disparità, che non di rado si sono aggiunte -aggravandole- a quelle preesistenti. Non solo tra chi non ha subito alcun danno economico e chi ha invece perso quasi tutto, ma anche tra territori del Paese e Comuni. Il supporto dello Stato ai Comuni schiacciati dalla crisi pandemica è stato imponente. Ma ha diviso l’Italia in due. Perché il fondo per le funzioni fondamentali, pensato per sostituire i gettiti fiscali persi con la pandemia, ha puntato con decisione a Nord. Mentre sul Sud si è concentrata la doppia tornata della “solidarietà alimentare”. La prima voce, nata con il decreto di maggio e rifinanziata con quello di agosto, vale però 5,02 miliardi, la seconda 800 milioni. I dati evidenziati dal documento della Fondazione nazionale dei commercialisti mostrano un risultato speculare per i due interventi: quello relativo alle funzioni fondamentali, che copre l’85% delle erogazioni, si concentra nelle Regioni del Nord e nel Lazio per effetto dei parametri ancorati alla capacità fiscale registrata nei singoli Comuni e fornisce, quindi, un aiuto maggiore nei territori in cui è più alto il reddito medio pro capite. Una tendenza, questa, ulteriormente intensificata dalla ripartizione dell’acconto delle risorse stanziate per il 2021 che ha tenuto conto, anche, della perdita di gettito dell’addizionale comunale all’IRPEF: https://www.fondazionenazionalecommercialisti.it/node/1546. Ma le disparità tra territori vanno ben al di là della pandemia. Sono ormai strutturali! È uscito lo Schema di decreto ministeriale recante la tabella delle istituzioni culturali da ammettere al contributo ordinario dello Stato per il triennio 2021-2023 (qui il link) che ci restituisce un quadro preoccupante. Tutti gli istituti culturali dell’intero Mezzogiorno (Sardegna e Sicilia comprese, e includendo anche Abruzzo e Molise per ricalcare i confini del vecchio Regno di Napoli) otterrebbero 1.761.000 euro mentre a quelli del Centro-Nord verrebbero destinati 17.613.433. Il 10 per cento contro il 90 per cento (e anche qualcosina in più). Pur riconoscendo al ministro Franceschini di essere riuscito a stanziare una somma di gran lunga superiore a quella del triennio precedente, questa ripartizione risulta inaccettabile. I fondi sono ripartiti tra musei, accademie, fondazioni e associazioni varie: ben 210. Sono innanzitutto certe destinazioni -come hanno evidenziato alcuni attenti osservatori- che sorprendono. Ora la tabella è al vaglio del Parlamento ed è auspicabile che si ponga un qualche rimedio a queste clamorose ingiustizie. Ma quando e come i nostri “eletti” in regione Campania e al Parlamento vorranno seriamente affrontare il tema del divario Nord-Sud? “Can che abbaia non morde”: è quanto ci verrebbe da dire al presidente Vincenzo De Luca, che di tanto in tanto sbraita e minaccia fuoco e fiamme contro il divario territoriale, ma poi quasi sempre si accoda.